cronaca

Fusione in barba agli accordi: "Tari su del 5%, ecco perché"
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Il Comune perderà il controllo su Amiu. I genovesi vedranno lievitare la tassa sui rifiuti. E il servizio potrebbe andare a singhiozzo, perché non esistono garanzie sui livelli occupazionali. E meno male che i sindacati, secondo l’assessore Italo Porcile, erano d’accordo sull’ipotesi di fusione Iren-Amiu che dovrà essere discussa nelle commissioni prima di entrare nella fase negoziale. Dalle sigle di categoria arrivano invece critiche e allarmi per quella che appare come una vera e propria ‘scalata alla rumenta’.

Anzitutto Iren impone la maggioranza dei privati, e questo comporterà la perdita di controllo del Comune su Amiu”, avverte Umberto Zane di Fit Cisl. E a ragion veduta, perché l’aumento di capitale previsto nella seconda fase dell’operazione porterà Iren ad avere il 51% dell’azienda: una privatizzazione in piena regola. E questo “viola non solo l’accordo sindacale – ricorda Corrado Cavanna, segretario Funzione Pubblica Cgil Genova – ma anche una delibera del Comune. E vorremmo capire perché”.

Ancor più preoccupante è la stangata in arrivo per i genovesi, sempre secondo i sindacati. “Nell’accordo c’è la riduzione dei tempi di ammortamento dei costi per Scarpino da 30 a 10 anni – prosegue Zane – e questo comporterà un aumento di almeno il 5% sulla Tari. Senza considerare i costi aggiuntivi”. Anche perché non è scritto nemmeno che si useranno gli impianti genovesi. E quindi potrebbe verificarsi una delocalizzazione con inevitabili ripercussioni sul portafogli. 

Non solo: il nuovo assetto apre le porte a possibili riduzioni dei servizi operati da Amiu. “Nell’accordo si stabilisce che non si possono modificare i livelli occupazionali fino a trattativa conclusa. Quindi, dopo la trattativa, sarà Iren a decidere”. E in mancanza di clausole i privati avranno tutta la libertà di ridurre gli organici. Poi c’è il nodo dei contratti: “Nell’accordo si cita il contratto vigente. Ma quale? I contratti vigenti sono 400 e ognuno applica quello che vuole”, continua Zane.

E ancora: nessuna certezza a lungo termine su chi svolgerà i servizi di igiene urbana. “Era prevista la proroga del contratto di servizio dal 2020 al 2030, ma nell’accordo si parla di deliberare entro il 31 dicembre 2017”. Già adesso il 10% dei lavoratori in Amiu è in part time non volontario. Si aggiunga pure che Iren non ha dato prova di grande efficienza gestionale (vedi la sequela di tubi rotti, dall’acqua al gas). Insomma, se l’operazione andasse in porto, il rischio di un patatrac sui rifiuti a Genova sarebbe più che concreto.

Di sicuro c’è che le relazioni sindacali sono tornate tese. La presentazione delle linee guida per l’aggregazione è piovuta dal cielo con una conferenza stampa, mentre i sindacati dicono di esserne stati all’oscuro: “È un modo, diciamo così, non felice di rapportarsi con noi”, protestava Cavanna. Ora si attende il nuovo incontro in commissione fissato per il 9 gennaio. Ma i nodi da sciogliere sono molti, troppi. E all’orizzonte si delinea uno sciopero. “Lo faremo dopo le feste, perché per legge adesso non possiamo – conclude Cavanna – ma la gente deve rendersi conto che, se non siamo in emergenza rifiuti, è solo perché c’è ancora gente che li tira su”.