porti e logistica

Il Ministero vuole evitare i conflitti di interesse nei comitati di gestione
1 minuto e 27 secondi di lettura
Non si chiameranno più comitati portuali, ma “board”. Sono i comitati di gestione delle nuove autorità portuali di sistema, frutto della recente riforma dei porti.

Il Ministero delle Infrastrutture si appresta ad emanare una circolare per chiarire l’identikit dei soggetti nominabili. I comuni interessati dovranno portare nei “board” i loro rappresentanti. Dunque Genova e Savona da una parte, La Spezia dall’altra, si apprestano ad indicare i membri dei rispettivi organismi.

Al momento nessuno (o quasi) sembra avere ben chiaro quali siano i metodi per rispettare le indicazioni della legge. Ma appare evidente come la norma indichi che i requisiti siano analoghi a quelli utilizzati per selezionare i presidenti delle Autorità di Sistema: competenze specifiche, mancanza di conflitto di interessi, non esercitare la attività in caso di professionisti o imprenditori in qualche modo legati alla portualità.

Si tratta di temi complessi, indigesti al cittadino comune, ma le istituzioni (dai comuni fino ai nuovi presidenti) non possono non tenerne conto. Il ruolo dei “board” è fondamentale e strategico, le nuove autorità di sistema hanno la possibilità di incidere in tempi brevi per rilanciare i porti, la scelta dei nuovi organismi è dunque un elemento di grande importanza.

E’ essenziale che la selezione dei segretari generali e degli stessi membri del comitato di gestione non sia più dettata da interessi politici o di parte, ma dall’interesse generale.

Arriverà a questo proposito la circolare del Mit destinata a riportare sui giusti binari tutte le istituzioni che – in base alle indiscrezioni sui nomi dei papabili membri dei board – rischiano di andare fuori strada, portando con sé il destino degli scali italiani.