cronaca

I sindacati: "Uno schiaffone". Pallavicini: "Servono 5 milioni"
3 minuti e 12 secondi di lettura
“Un altro schiaffone a Genova, alla Liguria e ai suoi cittadini”. Lo chiama così Luca Maestripieri, il segretario regionale della Cisl: schiaffone. L’ennesimo piatto freddo servito con l’orario invernale delle ferrovie, in vigore dal 13 dicembre, è quel Frecciabianca Genova-Roma che partirà 40 minuti prima, alle 5.10 anziché alle 5.49, per poter fare più fermate. Alla faccia dell'isolamento. Un treno che, però, secondo Trenitalia viaggiava semivuoto, e risultava quindi insostenibile. E allora, alla rabbia dei sindacati e delle imprese, si sovrappone l’invito dei pendolari Genova-Milano: "Vogliamo il treno veloce? Compriamocelo".

Una battaglia da tempo condotta da Primocanale.it e sposata dal senatore ligure Maurizio Rossi. Perché le conseguenze sull'economia sono pesanti. “È difficile che un’azienda voglia stabilire la sua sede sul territorio genovese se da Roma si fa prima ad arrivare a Londra, Parigi o Berlino. Raggiungere la capitale in tempi rapidi è fondamentale, non solo per gli imprenditori, ma anche per impiegati, tecnici, dirigenti”, osserva Maestripieri. L’altra metà del problema riguarda i voli. Perché con una concorrenza su rotaia quasi nulla, le tariffe di Alitalia toccano vette che scoraggerebbero chiunque a mettersi in viaggio. In mezzo ci sono anche la Toscana e il suo governatore Rossi, da sempre ostile al passaggio di un treno veloce Genova-Roma via Firenze. 

“Ma questa situazione – ribatte Maestripieri – ha un unico responsabile: Trenitalia, che pesca nel torbido e se ne frega delle richieste della collettività”. La partenza alle 5.10 rende il treno ancora meno appetibile perché a quell’ora i mezzi pubblici sono molto scarsi. E, presumibilmente, renderà il convoglio più vuoto di quanto già non fosse. “Capiamo che Trenitalia voglia la garanzia del carico, ma allora significa che tutti quelli esclusi dall’alta velocità sono tagliati fuori? È un fatto inaccettabile. Si parlava di un treno per Roma in 3 ore e mezza, invece ora ce ne vorranno cinque”. I sindacati annunciano a breve un incontro con le istituzioni. 

“Vi siete stupiti? Noi no, se ne parlava da settembre”. A controbattere è Marco Pallavicini, portavoce dei pendolari Genova-Milano. Altra storia di disagi e difficoltà. La soluzione, per lui, è un’altra. “Se ci serve il treno veloce, basta che ce lo compriamo. Servono 5 milioni di euro, che possono essere finanziati dall’associazionismo dell’industria, del commercio e del turismo. Insomma, quelli che hanno interesse a viaggiare in tempi rapidi. Non possiamo riempirci la bocca di sostenibilità economica e poi pretendere di averlo gratis”.

Con quella cifra, spiega Pallavicini, la Liguria si impegnerebbe a preacquistare il 40% dei biglietti in modo da dare la copertura economica. “Quel treno produceva soltanto deficit perché partiva con 40-50 passeggeri. Il venerdì ne portava 120 circa, ma comunque non ne giustificavano l’esistenza. Il Frecciarossa arriva a Potenza, Lecce e Taranto perché c’è qualcuno che paga”. E l’utilizzo della linea passante per Firenze, che permetterebbe di abbattere drasticamente i tempi? “Su quella tratta passa un treno ogni 3,5 minuti. O ci sono 300 persone a bordo o è una bestemmia”.

Capitolo Genova-Torino, altro treno veloce eliminato. Pallavicini fa spallucce: “Non è la fine del mondo. Si può prendere il regionale veloce che ci mette 5 minuti in più. Paradossalmente molti potranno risparmiare e spendere 18 euro invece di 40. Bisogna stare attenti”. Per il resto, il nuovo orario regionale non va così male: “Sono state migliorate le coincidenze e le frequenze grazie alla concertazione tra pendolari, Regione e Trenitalia. E in più a Ponente è già attivo un tratto di raddoppio”. Ecco a voi la Liguria, un felice atollo in mezzo al mondo iperconnesso.