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Da Zenga a Montella fino a Giampaolo media punti da salvezza risicata
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La crisi della Sampdoria parte da molto lontano. Un guizzo di Fernandes ha salvato Giampaolo dal quinto capitombolo consecutivo, un altro zero sullo score che avrebbe aggravato un bilancio già precario. Sette punti in sette giornate significa chiudere il campionato a 38, una quota che forse basta per salvarsi, o forse no. Ma la statistica è impietosa e dice che i blucerchiati sono impantanati da almeno un anno.

Se prendiamo come riferimento l’esonero di Zenga dopo lo 0-2 interno con la Fiorentina dell’8 novembre, la Samp ha collezionato 29 punti in 31 partite, con una media di pochissimo superiore all’unità. Nel frattempo si sono avvicendati ben tre allenatori, sono cambiati i giocatori, è sparito Cassano, è cambiato il clima in gradinata. Insomma, c’erano tutte le occasioni per imprimere una svolta.

Svolta che in effetti è parsa arrivare a più riprese. L’inizio della gestione Montella è stato disastroso – tre sconfitte di fila e un pari – poi due vittorie, col Palermo e col Genoa, avevano riacceso la luce. E invece, da lì in poi sono calate le tenebre. La Samp non vincerà più una partita fino al 24 aprile: fu la Lazio a spezzare il ciclo negativo. Poi altre tre perse, tra cui il derby di ritorno, la dura contestazione e il cambio in panchina.

Arriviamo ai nostri giorni. Giampaolo inizia sotto i migliori auspici. Comincia col piede giusto a Empoli, raddoppia con l’Atalanta. Timida risalita, poi giù agli inferi e arriva un solo punto in cinque gare. In campo c’è qualità e abnegazione, a tratti anche grinta. Ma è evidente che qualche ingranaggio non gira. E la panchina scotta di nuovo. Anche se forse chi ci siede sopra sconta una maledizione che non dipende da lui.