Se il Comune avesse controllato meglio, se avesse verificato che le norme di autoprotezione erano state rispettate come previsto dall'ordinanza comunale in caso di avviso di temporali, forse si sarebbero evitati la maggior parte dei danni.Lo hanno sostenuto le difese di Raffaella Paita, capogruppo regionale Pd ed ex assessore regionale alla Protezione civile, dell'ex dirigente regionale Gabriella Minervini e della stessa Regione nel corso delle arringhe nell'udienza preliminare per i fatti dell'alluvione del 9 ottobre 2014.
"L'ordinanza comunale prevede che in caso di avviso di temporale siano attivate norme di autoprotezione - ha detto il legale di Paita, Andrea Corradino -Queste cose forse la gente non le ha fatte ma il Comune non ha nemmeno controllato che le facessero". Il legale ha chiesto l'assoluzione dell'ex assessore regionale. "Non era suo compito diramare l'allerta, lo dovevano fare i dirigenti. E non poteva sostituirsi a loro, non poteva imporgli nulla. E, in ogni caso, fece quello che il suo ruolo prevedeva".
Lo scorso maggio i pm Gabriella Dotto e Patrizia Ciccarese avevano chiesto la condanna per la Paita a due anni e otto mesi e il rinvio a giudizio per la dirigente Minervini. Le accuse nei loro confronti sono disastro colposo e omicidio colposo (per la morte dell'ex infermiere Antonio Campanella). Secondo l'accusa, l'ex assessore e l'ex funzionaria non avrebbero diramato l'allerta nonostante le previsioni meteo diffuse dall'Arpal ritardando così la macchina della protezione civile che si mise in moto troppo tardi.
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