Salvate il centro storico e con esso la città di Genova, fino a che non sia troppo tardi. Non che in questi decenni il tentativo non sia stato lanciato e il risultato in parte raggiunto. Ma è troppo poco e oggi noi rischiamo di perdere i battiti del cuore della città, tra degrado, abbandono, violenza, polemiche e rapporti difficili tra gli abitanti residenti e gli utilizzatori della parte più storica, più nobile, scenograficamente e turisticamente più attiva.
Il centro , che un arguto e polemico osservatore, come Baget Bozzo, chiamava non a caso “città antica” era stato riscattato in parte da Edoardo Benvenuto, storico preside di Architettura che ne trasferì la sede a Sarzano, con un'operazione salvifica per un pezzo importante dei caruggi: Sarzano, Sant'Agostino, Ravecca e dintorni fino a porta Soprana con le Erbe, fino a Matteotti e san Lorenzo e Scurreria. Ma il resto?
Nel 1992 di Colombo con la resurrezione del Ducale e del Carlo Felice, nella grande piazza- confine del centro storico e con il porto antico e la speranza disillusa di Cavour, piazza mediterranea nella matita di Renzo Piano, il secondo riscatto poteva far risalire il recupero dai vecchi moli nella pancia vera dei caruggi; e più tardi il riscatto di Prè con la Commenda e l'illusione del vecchio albergo Columbia, trasformato in Biblioteca Nazionale, era la chiave per aprire da Principe il labirinto antico.
Così non è stato. Oggi i caruggi sono il caso della movida, che separa con le ordinanze del Comune i residenti dagli utenti, sono il caso del mercatino di Turati, che separa i commercianti dagli ambulanti abusivi, gli operatori indigeni dai profughi. Nessuna operazione urbanistica vera è completamente riuscita, malgrado il boom dei Rolli e il successo del Museo del Mare e della Stazione Marittima.
Molte praterie del centro storico sono senza legge, molte battaglie si combattono con coraggio come alla Maddalena come in san Giorgio, intorno al miracolo di Santa Maria di Castello, ma senza risultati definitivi.
Salvate il centro storico, perchè da lì passa lo sviluppo turistico e di attrazione di una città nella quale quella è come una vera periferia, ma nel cuore cittadino.
Era la scommessa del Dopoguerra, quando le bombe, le macerie e il degrado lo avevano svuotato, riducendolo al mercatino di via Prè e alle ronde dei marinai yankee e al potere dei vice sindaci, venuti da una Napoli malavitosa e precamorra, di contrabbandieri e magnaccia di prostitute autoctone.
Resta una scommessa nel terzo Millennio con la globalizzazione senza regole, i trafficanti di droga di ogni etnia, la prostituzione universale. Ma almeno con la colonna sonora di Fabrizio De Andrè e le spinte del turismo moderno e con la riscoperta di grandi bellezze di arte e cultura.
politica
Salvate il centro storico finché non sia troppo tardi
Molte praterie nella'città vecchia' sono senza legge
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