cronaca

Molte vittime lavoravano nel settore tessile: "Cruciale per noi"
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Italia e Bangladesh, due mondi che fino all'altro ieri sembravano guardarsi da lontano. E invece, la mano bestiale del terrorismo islamista riapre gli occhi su una fitta rete di relazioni che lega i due Paesi dal punto di vista commerciale, una rete che adesso rischia di spezzarsi.

“Siamo sconvolti, lo sono soprattutto io dal punto di vista personale. Siamo rimasti tutti molto male”, esordisce a Primocanale il console onorario del Bangladesh a Genova, Christian Pelo. Italiano, come italiani sono Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D'Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D'Allestro, Maria Rinoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monte, nove delle venti vittime uccise in un locale a Dacca, la capitale.

Perché così tanti italiani in un colpo solo? “Molti lavorano nel settore tessile”, racconta Cappello. Il bar si trova nella zona diplomatica di Dacca, un quartiere non nuovo ad attacchi di questo genere. “Un po' di tensione si respirava, un mese fa il Governo aveva effettuato 10 mila arresti nell'opera di contrasto all'Isis. Ma non ci aspettavamo una situazione così grave”.

Christian Pelo, console onorario a Genova da quasi cinque anni, è scosso: “Tre settimane fa ho cenato insieme a Claudio Cappelli (una delle vittime, ndr), un noto imprenditore tessile, durante un meeting al consolato generale di Milano. Ci spiegava le possibilità di investimento in Bangladesh”. La sua storia è comune a quella di tanti altri italiani che hanno scelto il Paese del sud ovest asiatico per investire denaro e aprire aziende che impiegano la manodopera locale.

“È un settore cruciale in Bangladesh. Il Governo sta spingendo gli investimenti concedendo l'extra-territorialità per 7 anni in modo da non dover pagare le tasse”, racconta Pelo. L'attacco jihadista e il clima di terrore che ha generato potrebbero cambiare tante cose: “Oggi veniamo a conoscenza del Bangladesh per un fattore negativo e non positivo. Succederà lo stesso della Tunisia dopo l'attentato al Bardo”.

Il rischio, insomma, è quello che i fondamentalisti raggiungano il loro obiettivo: negare le possibilità di sviluppo a un'economia emergente e cercare di esercitare un'influenza indiretta sull'area. “Siamo tutti preoccupati di un possibile blocco, chi vorrà investire in Bangladesh ci penserà un po' di più. Gli italiani scapperanno”, sospira Pelo. Intanto l'Italia piange le sue vittime. Lavoratori, e non vacanzieri. Colpiti da una violenza che, nonostante le distanze, ci tocca sempre più da vicino.