cronaca

Dopo le dichiarazioni della Stagnaro su "contaminazioni 'ndranghetiste"
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Il sindaco di Chiavari, Roberto Levaggi, ha ufficializzato la sua querela all'indirizzo del Pd e della sua consigliera Alessandra Stagnaro, che in una dichiarazione apparsa online ha parlato di "contaminazioni di 'ndrangheta" nel comune del Tigullio, ipotizzando legami con le indagini in corso a Lavagna. 

Il Pd cittadino replica alla decisione con un comunicato firmato dal capogruppo Ferretti e dalla stessa Stagnaro, che pubblichiamo integralmente: 

"In merito al comunicato stampa del Sindaco di Chiavari Roberto Levaggi pubblicato il 26 giugno 2016 su “Levante News”, riteniamo doveroso esprimere il nostro stupore per la scelta operata dal Sindaco Levaggi di rispondere ad una richiesta di confronto pubblico (effettuata tramite il comunicato stampa a firma del capogruppo consiliare del PD Stagnaro) su un tema così delicato quale quello fatto emergere dalla magistratura con l’indagine “Conti di Lavagna” con la minaccia dell’avvio di un’azione legale nei confronti di colei che ha chiesto, come è suo diritto e dovere fare, detto confronto, oltre che con attacchi politici diretti a minare la credibilità sua e del PD nel suo complesso, che hanno il solo fine di distogliere l’attenzione dal vero problema, invece che adoperarsi nel senso di un chiarimento.

"Noi siamo rigorosamente garantisti e non abbiamo mai emesso un improprio giudizio di condanna e/o una accusa di “contaminazione ndranghetista” nei confronti delle persone soggette ad indagine, né, tanto meno, del Sindaco Levaggi e/o dell’amministrazione chiavarese nel suo complesso come vuole invece far credere il Sindaco. Ciò che spetta alla magistratura fare.

Il ragionamento che abbiamo prospettato è il seguente: l’Amministrazione chiavarese ha rivendicato uno stretto rapporto di collaborazione con quella lavagnese; a carico di quest’ultima è in corso un’indagine centrata sui rapporti intrattenuti dal suo vertice con presunti malavitosi in odore di affiliazione alla ’ndrangheta; esiste, quindi, secondo noi, la necessità di verificare le scelte che l’Amministrazione chiavarese ha compiuto di concerto con l’Amministrazione lavagnese in modo da eliminare ogni dubbio – che riteniamo lecito vista la situazione di fatto creatasi - in ordine ad una qualsivoglia influenza della seconda sulla prima.

Il ragionamento è così lineare che quasi non pare necessario sottolineare come nel comunicato stampa contestato dal Sindaco Levaggi non si parli di infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’amministrazione chiavarese, ma si ponga il legittimo problema, che anche a Levaggi dovrebbe stare a cuore, di verificare attentamente se le eventuali e presunte condotte illecite dell’Amministrazione lavagnese oggetto di indagine possano avere avuto ripercussioni sulle decisioni chiavaresi.

Il Sindaco Levaggi, invece pare preferire alimentare un quadro di confusione intessuto di minacce di azioni legali e attacchi politici dozzinali, anziché collaborare a quell’opera di chiarimento politico e, ancor prima, civico, che tutti i cittadini pretendono.

Il chiarimento che noi rivendichiamo è, peraltro, reso ancor più urgente dalle dichiarazioni di Levaggi apparse questa mattina sul Secolo XIX. Secondo quanto riporta il quotidiano il Sindaco afferma di essere stato informato dal Dirigente del settore urbanistica ed edilizia del Comune di Chiavari di una visita ricevuta da quest’ultimo da parte delle persone interessate al locale che, accompagnate da Pessagno, marito dell’Assessore Mignone, gli avrebbe manifestato l’intenzione di ricorrere contro la delibera che, opportunamente, era stata adottata con l’intento di impedire l’apertura di un bar con videolottery in un box del porto.

Queste dichiarazioni creano, inevitabilmente, una serie di quesiti a cui un dovere di chiarezza impone una risposta inequivocabile. Il Sindaco Levaggi, a seguito della segnalazione ricevuta, ha chiesto i necessari chiarimenti all’Assessore Mignone? Se non lo ha fatto, non ritiene di essere venuto meno al codice di trasparenza che ora rivendica come vessillo del proprio operato? Se l’ha fatto e ha ricevuto risposte convincenti perché qualche mese dopo ha chiesto le dimissioni dell’Assessore, quando le vicende sono diventate di dominio pubblico? Se l’ha fatto e non ha ricevuto risposte convincenti, perché non ha preteso subito le dimissioni dell’Assessore?"