sport

Voci di cessione per stabilizzare lo status quo?
1 minuto e 57 secondi di lettura
La Sampdoria non possiede il proprio marchio: per utilizzarlo, in base a un contratto dello scorso settembre, la società blucerchiata pagherebbe infatti un canone annuo di 2,509 milioni alla Sport Spettacolo, la srl che detiene il 98,96% dell'azionariato del club di Corte Lambruschini e che è titolare dei diritti sul Marinaio. A proposito della sede, la Sampdoria versa, sempre alla Sport Spettacolo, 100mila euro di canone annuo di locazione per i locali di Borgo Pila, che la precedente proprietà aveva compreso nel pacchetto di cessione del club e che la nuova ha fatto confluire nella controllante.

Le operazioni contabili su marchio e sede compaiono nell'ultimo bilancio e quindi non difettano di trasparenza; sull'opportunità, dirà il tempo. Di contro, sono tornate ad addensarsi incognite sull'orizzonte della società, visto che sui media sono comparse, in sequenza, prima dichiarazioni della proprietà, su una generica disponibilità a valutare offerte; quindi indiscrezioni su un pretendente cinese.

Può darsi che, avviandosi al terzo anno, l'attuale gestione della Sampdoria stia esaurendo la spinta propulsiva data anche dalle sovvenzioni dei predecessori, destinate a venir meno. Ma può essere pure che le nuove voci sulla disponibilità a cedere ottengano l'effetto di stabilizzare lo “status quo”. Qualcosa di simile era successo lo scorso anno al Genoa, quando a Reggio Emilia Preziosi aveva portato sotto la curva rossoblù un presunto successore anch'egli asiatico, comparso in scena giusto il tempo di far credere ai tifosi che si fosse davvero alla fine dell'epoca del Joker, invece destinato a restare in sella.

Inutile contestare Ferrero, visto che sta per cedere: se passasse questo messaggio, i pochi cani sciolti, rimasti insoddisfatti delle caute decisioni assembleari prese da gruppi organizzati e Federclubs, sarebbero ancora più soli e impotenti. Così, per la seconda estate consecutiva, il tam tam sul web rafforzerebbe la dirigenza: un anno fa, a tener buona la piazza erano state le voci (uscite, sui social, da ambienti non lontanissimi dalla proprietà) sulle trattative con un facoltoso sponsor arabo, che avrebbe garantito acquisti da favola. Su basi diverse, la storia si ripete. Tra l'altro, l'identikit dei presunti acquirenti, ovvero cinesi giudicati inaffidabili su altre piazze, non fa che rinsaldare l'attuale proprietà. Che intanto paga una sua società per usare il marchio e la sede. 

*Controcalcio, ogni martedì alle 21 su Primocanale