cronaca

Il trentenne di origini afghane si era recato due volte in Arabia Saudita
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Omar Mateen era un uomo dell'Isis. Prima di entrare al Pulse, club gay di Orlando, e perpetrare una delle più gravi stragi della storia americana, aveva chiamato il 911 giurando fedeltà allo Stato Islamico e al suo leader Al Baghdadi.

L'organo di propaganda ufficiale dell'Isis ha ribadito che il killer era "uno dei soldati del Califfato in America", e la polizia conferma, spiegando che prima di essere ucciso aveva anche tentato di negoziare con gli agenti.

E' poi emerso che Mateen ha frequentato la moschea dove pregava occasionalmente Moner Mohammad Abusalha, un attentatore suicida che si è fatto esplodere in Siria. Secondo il portavoce della moschea, non è chiaro se i due si conoscessero. "Finita la preghiera - ha dichiarato l'Imam - se ne andava, non socializzava con nessuno. Non è mai sembrato un violento". 

Barack Obama giovedì si recherà a Orlando per mostrare la sua vicinanza alle famiglie delle vittime e solidarietà alla comunità.  Secondo Obama non c'è alcuna prova chiara che il killer di Orlando sia stato guidato da estremisti o che abbia fatto parte di un complotto più ampio.

Il presidente ha definito la strage come estremismo cresciuto entro i confini nazionali, "qualcosa di simile alla strage di San Bernardino". Ha inoltre sottolineato come il killer abbia agito con un tipo di armi "non difficili da ottenere".

Sulla questione armi facili si è espressa anche Hillary Clinton: "Se l'Fbi è sulle tue tracce non dovrebbe essere possibile che tu possa acquistare delle armi senza che nessuno ti chieda nulla - e aggiunge - Fermare i lupi solitari sarà la mia priorità numero uno". Donald Trump ha invece rilanciato il bando per i musulmani e chiesto le dimissioni di Obama.

Intanto è giallo su un eventuale "fuoco amico" all'interno del club gay. Secondo il New York Times, "non è chiaro se alcune delle vittime siano state accidentalmente colpite dagli agenti". Il quotidiano cita fonti investigative.