cronaca

La protesta dei lavoratori di Erzelli contro il piano di esuberi
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Secondo giorno di mobilitazione dei lavoratori Ericsson Genova. Il piano lacrime e sangue annunciato dall'azienda prevede circa 140 esuberi per i dipendenti della sede di Erzelli, solo l'ultimo atto di un'emorragia di licenziamenti iniziata nel 2008 e mai arrestata nonostante un accordo di programma con le istituzioni locali, il Mise e il Miur. Ieri il presidio con blocco del casello A10 di Sestri Ponente, oggi protesta in centro a Genova. 

Durante la mattinata è arrivata la notizia della convocazione al Mise di un tavolo sulla crisi Ericsson, fissato per mercoledì 22 giugno alle ore 15.00. L'annuncio lo ha dato su Twitter il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, citando una nota del ministero. A rivelarlo, però, erano già stati i consiglieri Pd in apertura del Consiglio regionale.

I lavoratori insieme ai sindacati si sono riuniti dapprima davanti alla sede del Consiglio regionale. Erano soprattutto tecnici e ingegneri. Dopo l'incontro con i capigruppo, è partito un corteo che ha tenuto occupato il centro cittadino, con limitati disagi al traffico. Un centinaio di persone hanno quindi raggiunto Palazzo Tursi con l'obiettivo di incontrare il sindaco di Genova Marco Doria.

I lavoratori hanno quindi manifestato in Consiglio comunale. Il primo cittadino ha ricevuto una delegazione per spiegare le azioni intraprese. "L'incontro fissato è molto importante, un primo passaggio. Dobbiamo fare in modo che l'Italia faccia sentire il proprio peso verso una grande multinazionale con quartier generale a Stoccolma, il Governo italiano deve avere un ruolo da protagonista, un'impresa come Ericsson può ricevere dal pubblico delle cose ma ne deve dare delle altre", ha detto Doria. "La vicenda Ericsson pesa sul progetto del parco tecnologico degli Erzelli, ma non va strumentalizzata", ha detto il sindaco.

"Speriamo che le istituzioni locali abbiano a cuore non solo l'occupazione, ma anche lo sviluppo della nostra regione. Ci domandiamo se si può fare qualcosa per la nostra azienda. Altrimenti non capiamo il senso della loro presenza", ha detto Massimo Della Giovanna, rsu Ericsson, davanti ai lavoratori riuniti in via D'Annunzio.

"L'azienda ha avuto contributi economici per 41,9 milioni dai ministeri e dalla Regione. La Regione, poi, ritirò i suoi 11 milioni nel 2014 perché Ericsson chiuse alcuni progetti. Quelle chiusure sono la madre dei licenziamenti di oggi. Che fine abbiano fatto i fondi ministeriali non lo sappiamo", riferisce ancora Della Giovanna a Primocanale.

Alla radice c'è il cambio di core business da parte dell'azienda:
"Ci occupavamo delle grandi reti di telecomunicazione, poi Ericsson non ha più voluto produrre l'hardware, ma concentrarsi sui servizi. Noi avevamo altissime competenze. Alcuni si sono riconvertiti, altri sono in esubero", dice Della Giovanna. 

Una situazione che mette in crisi l'intero futuro del polo tecnologico sulla collina degli Erzelli. "Una pietra tombale sul progetto", così ha definito la notizia dei nuovi esuberi il consigliere di Rete a Sinistra Gianni Pastorino, tra i primi a dare l'allarme sulla situazione di Ericsson. Paolo Raffetto, presidente dell'Ordine degli Architetti di Genova, ha commentato a Macaia: "Tocca alla politica risolvere il problema Erzelli. Quello che è stato realizzato non è l’ottimo". 

Come si lavora lassù?
"È una collina spelacchiata, non ci sono servizi, non c'è un ufficio postale. I collegamenti sono pessimi, ci arrivano due autobus di cui uno solo gira tutto il giorno, il 128, ogni mezz'ora, mentre il 5 ha una frequenza di dieci minuti ma passa solo due ore al mattino e in tardo pomeriggio", dicono i lavoratori. E nonostante il tantissimo spazio inutilizzato, è persino difficile trovare parcheggio.

TAVOLO A ROMA - "Il tavolo sulla crisi Ericsson è convocato al Mise per mercoledì 22 giugno alle ore 15.00". Lo comunica su twitter la Viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, secondo quanto riporta una nota del ministero. A rivelarlo, però, erano già stati i consiglieri Pd in apertura del Consiglio regionale.