cronaca

Un centinaio all'interno della parrocchia di San Nicola
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Un centinaio, forse anche qualcuno di più. È questo il numero dei migranti ospitati dalla tarda serata di ieri all'interno del cortile della chiesa di San Nicola a Ventimiglia. Ad aprire loro le porte don Francesco Marcoaldi, che si è messo a disposizione dopo una telefonata con il vescovo della diocesi di Sanremo-Ventimiglia Monsignor Antonio Suetta. All'interno del cortile è presente anche un nutrito gruppo di No Borders, che impedisce a cameraman e fotografi di riprendere la situazione.


Si è arrivati a questo punto dopo alcune ore intrise di eventi. Ieri, alle ore 13, è scaduto il termine perentorio dell'ordinanza di sgombero emanata dal sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano. A quel punto i migranti hanno smontato volontariamente la tendopoli che si trovava nel greto del fiume Roya e si sono spostati presso la foce. Lì si è tenuta un'assemblea con i No Borders per decidere come comportarsi nelle ore successive.


In tarda serata, è giunta ai migranti la notizia di un probabile blitz delle forze dell'ordine il mattino successivo. I migranti hanno così deciso di accogliere la proposta fatta proprio in quelle ore dal vescovo Suetta, che di fatto ha aperto loro le porte della diocesi. Al vaglio, c'è anche la possibilità di istituire un campo all'interno del seminario di Bordighera. Proprio in queste ore, infatti, è in corso una trattativa con la Prefettura di Imperia.


Questa mattina comunque un 'mini-blitz' c'è stato
, anche se gli uomini della polizia hanno trovato una spiaggia sostanzialmente deserta. Presente soltanto una decina di migranti che, insieme a un altro gruppetto che aveva trovato riparo in stazione, è stato fatto salire su un pullman direzione Genova. Da lì i migranti saranno poi accompagnati in un centro di accoglienza, probabilmente in Sicilia.


Intanto la Croce Rossa ha fatto sapere che dal 10 maggio scorso, giorno di chiusura del centro situato nei pressi della stazione di Ventimiglia, i volontari presenti sul territorio hanno distribuito mediamente 250/300 pasti al giorno. Un numero molto alto, se si pensa che un anno fa, all'inizio dell'emergenza, i pasti distribuiti erano circa 150.


Adesso resta da capire come evolverà la situazione. È chiaro che l'intervento del vescovo ha permesso di alleggerire parzialmente il peso della situazione. Non è però ancora chiaro quale sarà il destino dei migranti ospitati all'interno della chiesa. Al momento, secondo quanto si apprende da ambienti investigati, le forze dell'ordine non si presenteranno tuttavia alla parrocchia.


LE PAROLE DI DON FRANCESCO - "Ho avuto apertura dal vescovo e io ho spalancato le porte della mia parrocchia ai migranti. Resteranno qui fino a quando non sarà trovata una soluzione a questo problema. Resteranno qui fino a quando è necessario. Ai pasti ci penserà la Caritas. Ho detto loro che se dovesse arrivare la polizia non devono fare resistenza e mi hanno garantito che non accadrà". 


LE PAROLE DI MONS. SUETTA -
"Lancio un appello ai parroci della diocesi affinché seguano l'esempio di padre Francesco ed aprano le porte delle loro parrocchie ai migranti. Non sarà una soluzione immediata e nel frattempo c'è bisogno di trovare una sistemazione, per questo chiedo ai sacerdoti di aprire le parrocchie".


"FATE TUTTI COME LUI" - "Invitiamo tutte le parrocchie d'Italia a seguire l'invito del vescovo di Ventimiglia Antonio Suetta ad accogliere i profughi. Di fronte a questi fratelli disperati occorre una mobilitazione generale di tutta la Chiesa, non solo singoli esempi virtuosi che già ci sono": l'appello viene da Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII. "Se tutte le parrocchie - aggiunge Ramonda - si attivassero saremmo in grado di rispondere a tutti. Inoltre eviteremmo di creare concentrazioni di immigrati e potremmo invece garantire l'inserimento di piccoli gruppi nelle comunità locali, favorendo una piena integrazione".


IL COMMENTO DEL SINDACO IOCULANO - "Questa azione è solo una soluzione temporanea. È evidente che ci sarà un ripetersi dell'emergenza, se non si troveranno alternative utili per tutti. Aspettiamo l'evolversi della situazione sentirò prefettura e questura per capire come intendono continuare ad operare. Prevedendo che ci saranno nuovi arrivi bisogna trovare una soluzione definitiva che non può essere la riapertura del centro di primo soccorso.


IL COMMENTO DEL PRESIDENTE TOTI: "Parroci e vescovi fanno il loro lavoro, ci mancherebbe altro che l'accoglienza non fosse una priorità della Chiesa cattolica contra o extra legem. L'Italia non può accogliere persone che si rifiutano di farsi identificare all'interno dei suoi confini. Mi auguro che i parroci diano una mano per accompagnare i migranti a farsi identificare".


QUARANTA: GOVERNO IPOCRITA - 
"Il governo ancora una volta ha dato prova di incapacità e ha messo in scena l'ennesima azione muscolare con lo spiegamento di agenti in tenuta antisommossa. A Lampedusa e Pozzallo si salvano vite umane mentre a Ventimiglia va in scena la repressione". Lo dichiara Stefano Quaranta, deputato di Sinistra Italiana.


LA CROCE ROSSA: EMERGENZA AUMENTATA - "Quest'anno, con un mese di anticipo rispetto all'emergenza dell'anno scorso, che si verificò a giugno, siamo già al doppio dei numeri: 300 migranti in media in città, contro i 150 del 2015". Lo ha dichiarato il presidente della Croce Rossa di Ventimiglia, Vittoria Paone. Sull'eventuale apertura di un nuovo centro fuori città e sul fatto che molti stranieri non vogliano rivolgersi a una sede istituzionale per paura di essere identificati e non poter più espatriare in Francia, il presidente Cri ha osservato che si tratta di "un discorso burocratico che spetta alle forze dell'ordine".