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Spaccatura in Forza Italia dopo il voto-salvagente per Doria
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Un giorno dopo lo scampato naufragio è tempo di fare la conta dei danni. Bisogna capire se la nave tiene ancora, scovare le falle e verificare i puntelli. Di acqua ne è entrata tanta, ma alla fine il sindaco genovese Marco Doria si salva dalla tempesta del bilancio con un tabellino inedito: 19 sì, 15 no e solo 2 astenuti, più quattro assenti - o forse assenteisti. Questo il verdetto del Consiglio dopo i due giorni della maratona. Nella composizione degli schieramenti non sono mancate le sorprese.

Iniziamo dai contrari. C'è, ovviamente, il leghista Piana. C'è il Movimento Cinque Stelle, quasi al completo. Poi la Federazione della Sinistra con Bruno, i due Musso dell'omonima Lista, l'ex doriano Gozzi, oggi in Percorso Comune, e il cane sciolto De Benedictis, ex astensionista. E soprattutto il gruppone Pdl con Balleari, Campora e Lauro, ai quali però manca un voto.

I due astenuti sono Vassallo e Caratozzolo, vicini di banco con Gozzi. Nessuna sorpresa, perché i due, dopo aver lasciato il Pd, avevano promesso una mezza lealtà a Doria che di fatto si è concretizzata in un voto di salvataggio. Imboscati, per un motivo o per l'altro, il cinquestelle Muscarà, Baroni e Mazzei del Gruppo Misto, Salemi della Lista Musso e Repetto dell'Udc. Tutti potenziali 'no', almeno sulla carta.

E allora vediamo chi sono i 19 apertamente al fianco del sindaco. In testa il Pd, il primo gruppo consiliare con otto poltrone, un sì compatto al bilancio nonostante le tensioni registrate martedì, quando tra Farello e la Lodi sarebbero volate brutte parole. Con Doria anche Sel e la sua Lista, e fin qui niente di strano. A completare il quadro si aggiungono due volti del gruppo misto: Malatesta e soprattutto Anzalone. Il consigliere pare essere rinsavito dopo un vociferato abboccamento con la maggioranza, che gli avrebbe promesso, se non la poltrona di assessore allo sport al posto di Boero, almeno quella di consigliere delegato. Circostanza smentita solo in parte.

E poi, il colpo di scena: Guido Grillo, il consigliere oratore, due ore di interventi, 66 ordini del giorno, prima astenuto, poi forse, e alla fine la transizione. Un 'sì' a tradimento che gli vale la scomunica in diretta dal direttivo del suo partito. E le parole del governatore Giovanni Toti sono di quelle che non passano inosservate: “Rispetto a quanto accaduto oggi a Palazzo Tursi a Genova ritengo incompatibile essere di centro-destra e votare il bilancio della maggioranza comunale di sinistra”.

Il consigliere di Forza Italia, 78 primavere sulle spalle, abbozza subito la replica. Chiede a Toti di ascoltarlo e se la prende con la sua capogruppo e compagna di partito, Lilli Lauro: “Chi emette giudizi sul bilancio, non parlo di Toti ma dei consiglieri comunali, dovrebbe chiedersi: quando il bilancio è stato sottoposto a 8 commissioni consiliari ho partecipato alle commissioni? Ho dato un contributo? La capogruppo non ha partecipato a nessuna commissione. Non è scoppiata una guerra nel gruppo, dico solo che si emettono sentenze quando si ha la coscienza a posto sull'aver portato contributi costruttivi che possono essere emendamenti o ordini del giorno. Sarebbe stato molto più opportuno che Toti mi sentisse prima di anticipare sentenze e valutazioni. È sempre in tempo a farlo”.

La maratona ha poi stanato i manovratori, quelli in cerca di riposizionamento in vista delle prossime comunali, previste - in teoria - nel 2017. Oltre ad Anzalone, pronto a dare la culata a Boero, c'è da registrare il 'no' di Gioia, monteleoniano dell'Udc, un colpo da maestro gradito al vertice di Forza Italia. Una costellazione di balletti, valzer e accordi che farebbero impallidire anche i veterani della Prima Repubblica.