politica

Il presidente della Regione: "Tutti insieme per le poltrone, ma non sanno gestirle"
1 minuto e 35 secondi di lettura
Una “maggioranza arlecchino”. Con queste parole il presidente della Regione, Giovanni Toti, definisce la situazione nel Consiglio comunale di Genova, dove il sindaco Doria si è salvato per il rotto della cuffia grazie all’astensione di massa dai banchi del Gruppo misto. Resta a bilancio un buco di due milioni: “È evidente che la maggioranza non ha saputo indirizzare la città a un percorso di sviluppo. Oggi la giunta paga le contraddizioni che già c’erano all’interno”.

Un mosaico di colori che rispecchia, secondo Toti, “le visioni diverse che sono state insieme per raggiungere le poltrone, senza poi essere in grado di gestirle”. Detto questo, “il Comune è sovrano, finché va avanti noi collaboriamo, poi i cittadini sceglieranno”. Il centrodestra può approfittarne? “Questa città non è ben amministrata, la congiuntura nazionale e internazionale è favorevole, ma la città annaspa, non ha una vocazione al terziario, non cavalca il turismo, non mette a sistema le associazioni di categoria. Non vede il futuro oltre la curva”.

La situazione, secondo alcuni, potrebbe preludere a uno 'scavalco' storico. È dal 1975, anno della svolta Cerofolini, che Genova non ha un sindaco di centrodestra. “Mi auguro che di scavalchi ce ne siano tanti. La Regione ha scelto con decisione dove andare. I liguri vogliono cambiare registro, modello e classe dirigente. Spero lo facciano anche i grandi capoluoghi. Avere amministrazioni omogenee sarebbe un moltiplicatore di grande utilità”, dice Toti.

Nomi per il 2017? “No, i candidati che partono con un anno di anticipo non li vuole nessuno. Si parte 50 giorni prima. Le elezioni sono 200 metri piani, non una maratona”. L’ultima volta il nome era quello di Vinai, un vero flop. Ma con Toti federatore dei moderati, l’anno prossimo potrebbe nascondere sorprese. Anche nella Genova del marchese rosso.
TAGS