cronaca

Il nuovo acquirente rischia di dover pagare
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Per la Commissione europea i finanziamenti all'Ilva sarebbero aiuti di stato illegali, con l'eccezione degli interventi urgenti per il risanamento ambientale. Lo dice un documento interno dell'Unione europea, finora riservato, che a breve sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale e anticipa il possibile esito della procedura di infrazione aperta nei confronti delle acciaierie. Ma ci sono novità anche sulla gara pubblica per la messa in vendita.

Il documento analizza tutte le misure adottate dal Governo per il salvataggio dell'Ilva negli ultimi anni.
 Sotto la lente della Commissione ci sono i fondi dei Riva (1,2 miliardi) attualmente sotto sequestro e bloccati in conti svizzeri, i 156 milioni conferiti da Fintecna a Ilva, i 400 milioni di euro previsti dal decreto Salva-Ilva e gli 800 milioni previsti dalla legge di Stabilità.

Nelle argomentazioni della Commissione riportate nel rapporto, fino a poco tempo fa rimasto riservato, ci sono osservazioni inedite che riguardano sia le azioni di risanamento ambientale sia la procedura di cessione dell'Ilva attraverso una gara pubblica, attualmente nella fase di due diligence.

Se da una parte la Commissione afferma che "alla luce dell'emergenza ambientale e sanitaria che caratterizza la città di Taranto" sono ammessi finanziamenti per "interventi urgenti e necessari", in un altro punto si legge che che "Ilva non risulta ammissibile agli aiuti ambientali configurandosi come impresa in difficoltà".

Quanto alla gara in corso per la cessione ai privati del gruppo Ilva, la Commissione avverte che chi vincerà la gara rischia di dover restituire eventuali finanziamenti se questi saranno considerati aiuti di Stato illegali.

Preoccuperà i sindacati il passo in cui la Commissione osserva che il fatto di preferire "l'azienda che garantirà la continuazione" della produzione e i "posti di lavoro", come previsto dal bando, aumenta il rischio di dover eventualmente restituire gli aiuti di Stato ricevuti, perché i due elementi aumentano "il rischio di continuità fra l'Ilva e la potenziale futura impresa acquisita che gestirebbe in futuro i suoi attivi".