cronaca

Ma restano incertezze sul futuro dell'attività fieristica
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Alla fine l'appariscente protesta dev'essere servita. Perché dopo il pomeriggio a De Ferrari con le catene di plastica, i verbali storici appesi e lo stand che recitava 'Fiera di Genova in liquidazione', i dipendenti in via di licenziamento hanno visto arrivare l'accordo: saranno tutti ricollocati. Le incertezze restano molte, ma almeno una delle due emergenze è stata sanata.

Il documento firmato dai soci e dai sindacati prevede un futuro per tutti i 40 dipendenti della Fiera. Nelle partecipate del Comune confluiranno 11 lavoratori: tre commerciali in Asef (due part time), tre amministrativi in Aster, un ingegnere in Spim e sei operatori in Amiu, di cui due a tempo ridotto. Nelle partecipate della Regione altre due posizioni: un impiegato in Liguria Ricerche e altri tre in Liguria Digitale (due part time). Altri quattro vanno verso la pensione e i restanti 16 saranno 'riciclati' nel futuro ramo fieristico.

Già, il ramo fieristico. Sindacati e lavoratori chiedono con forza a Comune e Regione di chiarire quale sarà il destino: da un lato quello delle aree, dall'altro quello dell'attività espositiva, che negli anni è stata un motore per lo sviluppo del terziario in città. “La Fiera è centrale per il rilancio della Liguria – commenta Riccardo Serri di UilTucs – serve un contenitore adeguato ai tempi, ma fondamentale per la promozione”.

Non sappiamo quali saranno le aree – continua Serri – al momento il contenitore individuato è quello del Porto Antico, può essere buono. Ma il Comune in primis deve avere idee chiare e dirle alla città e ai lavoratori”. Ma se l'attività fieristica proseguisse più a Ponente, rimarrebbe un grande punto interrogativo sui padiglioni, su tutti il Jean Nouvel pietra dello scandalo, “un pozzo senza fine” nelle parole di Serri. “Chiediamo alla Regione un passo in avanti ulteriore per definire gli asset futuri. Vogliamo capire in mano a chi andrà la Fiera”, dice Maurizio Fiore di Filcams-Cgil.