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Negli anni del boom economico la parabola, oggi il degrado
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Dal 1908 è lo stabilimento balneare più grande d'Europa: il Lido di Genova, nel tratto di Corso Italia più vicino a Boccadasse, rappresenta un pezzo della storia della città. E anche lui, come tanti altri tasselli di un mosaico sbiadito dal tempo, testimonia nelle sue crepe e nei suoi intonaci scrostati la decadenza della società che lo animava.

A fondarlo, poco più di un secolo fa, fu niente meno che il figlioccio di Giuseppe Garibaldi, quasi omonimo salvo il secondo cognome, Coltelletti. All'epoca qui non c'erano spiagge ma scogli, baie e insenature. Per anni il "Lido" è stato il punto di ritrovo estivo di galantuomini col cilindro e dame con improbabili costumi ipercoprenti, una struttura deluxe in uno scenario ancora rivierasco. Poi passò nelle mani di Rinaldo Rizzo che ne curò la ristrutturazione e l'ampliamento fino a farlo diventare quello che poi si sarebbe chiamato Nuovo Lido. 

Ma è dagli anni del boom economico che lo stabilimento genovese assume un ruolo di primo piano nel panorama nazionale. Insieme a Santa Margherita Ligure e Alassio, il Lido diventa punto di riferimento delle serate più chic dell'estate ligure. I giornali italiani fotografano e raccontano le passerelle per le selezioni di Miss Italia. Fu organizzato persino un concorso interno, e del titolo di Miss Lido si fregiarono personaggi del calibro di Sophia Loren e Rosanna Schiaffino.

Tutta la Genova “bene” aveva una cabina qui, tra la promenade e il mare. Chi poteva permetterselo ci si trasferiva in pianta stabile per la stagione estiva. L'abbonamento era obbligatorio non solo per fare il bagno, ma soprattutto per partecipare a una vita mondana tra le più esclusive, con serate di ballo, aperitivi e orchestre di una certa qualità. Dal Lido d'Albaro passavano giornalisti, attori, imprenditori e professionisti.

La struttura ha poco da invidiare a quelle dell'agognata Romagna: 33 mila metri quadrati di estensione, mille cabine di vari tipi, terrazzini privati, docce, aiuole, saloni, tre piscine aperte di cui una olimpionica realizzata nel '65 più una coperta con acqua marina riscaldata, ristoranti, bar e servizi per tutti i gusti. Un Eden dei bagnanti che, pezzo per pezzo, è andato incontro a una progressiva decadenza.

Negli anni Ottanta gli ultimi colpi di coda, con gli esordi di Carmen Russo e Sabrina Salerno. Il pubblico resta in sostanza quello di prima, ma con qualche anno di più sulle spalle. La qualità del mare non è forse il meglio che si possa trovare in Liguria, e i più giovani preferiscono altre mete.

Complici i costi proibitivi e le vicende alterne dei gestori privati, l'ex vanto della costa genovese attende da anni un serio rilancio, sempre fermo ai progetti e ai disegni, e giace ormai nel degrado costante. Soprattutto d'inverno, quando il Lido sembra solo un grosso ecomostro di cemento affacciato sul mare freddo e grigio.

E ora è lì, in piena agonia, tra pareti crollate e persiane divelte, le piscine vuote, i graffiti sui muri, le sdraio accatastate e la ruggine ovunque. Il mare brontola sulla spiaggia sporca, dove un tempo potevano stare comodamente migliaia di persone, e porta con sé i fantasmi degli eventi in grande stile, della Genova superba e insuperbita che ha chiuso gli ombrelloni ed è andata via.