cultura

Tavola rotonda a Primocanale
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Informazione, il futuro dei click: più quantità o più qualità? È questo il tema della tavola rotonda che si tiene in occasione della nuova release del sito internet di Primocanale.

All'incontro partecipano Mario Paternostro e Giuseppe Sciortino, rispettivamente presidente e direttore responsabile di Primocanale, Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, Ilaria Cavo, assessore regionale alla Comunicazione, Lorenzo Basso, deputato Pd, Claudio Viazzi, presidente del Tribunale di Genova, Alberto Maria Benedetti, presidente Co.re.com Liguria, Carlo Rognoni, ex direttore di Panorama ed Epoca, Lorenzo Cuocolo, docente universitario.

ILARIA CAVO - "State facendo un lavoro di qualità. Ognuno deve fare il suo compito. Quando Regione Liguria ha acquisito dei banner è andata a vedere la qualità. È evidente che il pluralismo deve rimanere. Ci sono dei rischi legati alle fusioni, ma siamo ancora in un sistema che garantisce il pluralismo. I liguri hanno un primato nella lettura digitale e Primocanale fa bene a puntare sul web".
 
CLAUDIO VIAZZI - "Io sono qua perché giornalisti e giudici hanno nel loro cuore la narrazione di fatti. Noi abbiamo il problema di come li narriamo. Noi dobbiamo ricostruirli dopo che sono accaduti. C'è un problema di professionalità. È agghiacciante lo scarto tra quanto accade nel mio Palazzo di Giustizia e quanto viene riportato dai giornali. Non si può fare una disconnessione tra fatti e notizie pubblicate".

GIOVANNI TOTI - "Credo che in generale più informazione c'è, meglio il cliente dell'informazione può scegliere e avere un'idea più completa di un fatto. L'apertura del mercato di internet deve essere incentivato. Si tratta di regolamentare un mercato, in modo che non sia anarchico e che l'informazione che arriva sia di qualità. Le Autorità pubbliche non ci mancano, ma credo che il pubblco poi sappia scegliere nel mercato il prodotto più di qualità. Voi ad esempio con la vostra newsletter vi siete costruiti una credibilità. Quando parliamo di servizio pubblico, noi dobbiamo guardare ai contenuti che vengono fatti".

LORENZO BASSO - "Se prima c'era un limite delle infrastrutture, adesso internet non ha limiti. C'è il rischio però che i siti che riproducono i contenuti altrui vadano a danneggiare chi lavora sulla qualità. Non credo che basti lavorare sulla qualità per arrivare investimenti. Spesso paga di più il titolo sensazionalistico. Il punto forte è difendere il diritto di proprietà".

ALBERTO MARIA BENEDETTI - "Il fenomeno di internet sfugge a qualsiasi tipo di controllo pubblico. Non può essere indifferente nel controllo della qualità il rispetto di alcune regole di diligenza, ad esempio sui tipi di contratto di lavoro. È giunto il momento di dare rilevanza a questo aspetto. L'elemento della località mi sembra un aspetto fondamentale. Sui grandi temi nazionali ci sono le fonti dove andae a cercare, mentre è il locale che spesso manca". 

CARLO ROGNONI - "RIschiamo di perdere di vista alcuni aspetti legati alla crisi che stiamo vivendo. C'è una crisi del giornalismo che segue a quella della politica. La notizia è considerata da tutti una commodities, la si trova. Si è costruito allora un meccanismo su quello che ruota attorno alla notizia. Il tema della qualità c'è da sempre. Il mio interesse primario è stato sempre quello di aiutare il lettore a capire come cambia il mondo. Vanno benissimo le opinioni, ma bisogna ar capire che sono opinioni e non verità. 

Siamo alla vigilia di una scadenza, quella del servizio pubblico del 6 maggio, di cui il goveno non si accorge e nessuno parla. In Inghilterra hanno lavorato per anni sul servizio pubblico, noi abbiamo poche settimane. È una presa in giro. A livello locale, ad esempio, bisogna riconoscere a quelle televisioni, come Primocanale, il ruolo che svolgono. Io credo che ne esistano 15-20, per essere ottimisti, che forniscano servizio pubblico sul loro territorio".

LORENZO CUOCOLO - "C'è un problema di assegnazione del servizio pubblico locale a chi fa servizio pubblico nazionale. Questo non ha più senso. Poi internet rischia di essere già vecchio. Perché oggi a dominare sono le piattaforme come Facebook o Google, che fanno da intermediazione".