cronaca

Per il presidente della Cei in Occidente persecuzione no fisica ma morale
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"Per altre culture e fedi religiose l'epoca delle Crociate non è finita e questo è un disastro culturale, una tragedia, un errore storico gravissimo che sollecita ancora, in alcune parti del mondo, antichi rancori, risentimenti, volontà di rivalse. Questi fenomeni, dall'Isis ai Talebani, intrecciano elementi religiosi ma anche molti elementi politici". A dirlo il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, nel suo intervento al convegno 'Le persecuzioni e le discriminazioni dei cristiani nel mondo' che si è svolto a Genova.


Legare assieme politica e religione "è un intreccio che per noi è faticoso districare, e forse anche per loro - ha detto Bagnasco -, ma assolutamente non possiamo dimenticarlo. Questo ci aiuta a non considerare, in modo superficiale, questi gravissimi fatti solo in chiave religiosa, né strettamente politica, che è pur molto presente. Sono fenomeni complessi che non possono essere catturati dentro schemi semplificativi".


Ricordando il Concilio Vaticano II, il presidente dei vescovi ha ricordato che "Dio non può mai essere invocato da nessuno per uccidere, per togliere la vita e la libertà agli altri" e che "ogni persona ha diritto di professare la propria religione, sia in privato che in pubblico, all'interno di un giusto ordine pubblico sociale".


Nel mondo occidentale - ha concluso il presidente della Cei - "dobbiamo ricordare che se noi non abbiamo da affrontare una persecuzione fisica,vi è una non piccola persecuzione morale e in questa forma di persecuzione dobbiamo starci serenamente, prendendone atto, senza alchimie culturali e parolaie, ma senza paure o chissà quali rivendicazioni ma stando in piedi, a testa alta, diritti. Questo deriva direttamente da chi testimonia la propria fede anche a costo della propria vita"