porti e logistica

Il terminalista, l'armatore e il governatore avrebbero discusso del nuovo presidente
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Aldo Spinelli, Augusto Cosulich e Giovanni Toti seduti assieme attorno allo stesso tavolo. Succede a Sanremo, in occasione del Gran Galà della Liguria, svoltosi nelle scorse ore al Roof Garden del Casinò. Un evento fissato alla vigilia del Festival della Canzone Italiana e lontano dunque dai rumori del porto. Da quanto emerso, la cena sarebbe stata l'occasione per il terminalista e per il guru dello shipping genovese di confrontarsi con il governatore ligure sul nome del futuro presidente dell'Autorità Portuale di Genova-Savona. Un incontro certo non "casuale", visto che i tre, nei minuti antecedenti l'inizio della serata, si sono anche appartati sul palco per discutere. 

È nota ormai la richiesta, espressa sia da Cosulich che da Spinelli, di giungere il prima possibile ad avere un presidente che prenda il posto dell'Ammiraglio Giovanni Pettorino, attuale commissario del Porto di Genova. Poco più di una settimana fa, proprio Cosulich, in un'intervista rilasciata a Primocanale, affermava che "serve un presidente senza perdere tempo".

Nel caso di Aldo Spinelli, le pressioni per un nuovo presidente in tempi brevi potrebbero essere legate alla richiesta, avanzata dal suo gruppo, di una proroga della concessione per 60 anni. Una richiesta, giunta con cinque anni di anticipo, che ha sollevato molte perplessità, in quanto non accompagnata da garanzie reali o fidejussorie, né di occupazione, né di traffici, né di investimenti.

Dal canto suo Toti starebbe giocando una delicata partita politica romana. Il riassetto del sistema portuale prevede 15 Autorità e, con tutta evidenza, le nomine dei nuovi presidenti dovranno fare i conti con equilibri politici locali e nazionali. In questo senso, è probabile che il presidente della Regione Liguria punti a indicare una persona vicina al centrodestra per Genova-Savona, con l'appoggio non irrilevante di Roberto Maroni. Stesso discorso potrebbe avvenire in Veneto con Zaia. A quel punto resterebbero in quota Pd (cioè di Matteo Renzi) 13 Autorità. Un compromesso che potrebbe reggere sulla carta, ma che è tutto da verificare nei fatti.