
In 10 anni com’è cambiato il Teatro Carlo Felice? - "Non sono in grado di fare un bilancio da così indietro nel tempo, ma posso dirle che nel 2008 c’era un entrata pari a 30 milioni di euro, oggi solo di 17: un calcolo che basta per capire quanta fatica c’è dietro per mantenere aperto il teatro. Abbiamo perso peso, come teatro dell’opera, nel panorama mondiale. L’industria culturale italiana è ormai miserrima."
Qual è la linea di mezzo in cui il Teatro Carlo Felice oggi garantisce la sopravvivenza e l’occupazione? - "Sicuramente rendere efficiente e appetibile turisticamente fa crescere il prestigio internazionale del Carlo Felice e fa sì che possiamo rendere il servizio migliore. Questa è la linea che bisogna seguire."
Il Teatro Carlo Felice viene sottovalutato a livello locale o internazionale? - "Penso che Genova ami profondamente il proprio teatro e questo spesso, come tutti i grandi amori, quando c’è qualcosa che delude, genera anche odio e fastidio. Localmente non è sottovalutato: forse è un bene che dopo anni si discuta sul futuro del teatro."
Come si concretizza il nuovo progetto messo in piedi con l'assessore regionale Cavo? - "Si tratta di un progetto che prevede l'entrata in rapporto con il territorio, quindi con i comuni, costruendo prodotti non totalmente serializzati. Noi abbiamo necessità di promuovere un servizio regionale. Concretamente penso che sia necessario costruire o gruppi da camera o concerti appetibili, ripetuti, che si possano portare in giro. Il primo passo, comunque, rimane dialogare con i comuni."
Si può dire che questa regione soffra di "radical-chicchismo"? - "Ogni territorio ha i suoi pregi e i suoi difetti: diversa è la popolazione e diversa è la storia. Genova è una città coltissima con una propensione tecnologica straordinaria e una produzione internazionale che dura da secoli: è però un po’ trattenuta, ma con una grande generosità di fondo."
Dall’Oman conta di tornare con qualche contatto utile per la città, così come ha fatto con la Cina? - "Intanto il 15 gennaio andremo in scena con il balletto dell’Accademia Nazionale Mongola e sarà presente l’ambasciatore mongolo. Con la Cina è rimasto un bel collegamento: sono stato anche invitato a tornare dopo il Capodanno cinese. Anche in Oman conteremo di costruire dei legami."
Che titolo darebbe a questo teatro? - "Oggi siamo un teatro in cui la quotidianità sta funzionando: è un malato grave, continua a non avere i conti in ordine, però rimane un teatro che lavora e che deve servire al suo territorio per farsi conoscere nel mondo."
IL COMMENTO
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