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Il sindaco uscente a Primocanale: "Acclamazione? No, valutazione politica"
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Federico Berruti, sindaco uscente di Savona può mettersi l’anima in pace: il nome ufficioso di Cristina Battaglia dovrebbe consentire di saltare a piè pari le primarie. Il Pd locale avrà bell’e pronto il suo candidato alle comunali, direttamente lanciato dal neo-paitiano Berruti. E poco importa se la vicenda bitume ha segnato un crollo dei consensi. E nell’intervista a Primocanale, condotta da Mario Paternostro e Franco Manzitti, spiega perché.

La questione primarie è chiusa. L’ultimo nome uscito è quello di Cristina Battaglia, che dovrebbe superare le punte aguzze delle altre candidature.

In realtà le decisioni non sono ancora state assunte, toccherà agli organi di partito. C’è una proposta che il segretario provinciale Briano ha rivolto al partito, lo ha fatto anche formalmente con una lettera. E la proposta è quella di individuare in modo unitario, senza primarie, una candidatura.

Quindi per acclamazione?

Forse più per valutazione politica, come si usava fare una volta. Le primarie sono uno strumento in linea di principio perfetto, ma in linea pratica imperfetto. Negli ultimi tre anni ne abbiamo viste troppe. Il rischio che io vedo – e per questo condivido la proposta di Briano – è che la partecipazione si limiti ai soliti noti, che siamo noi, e che si perdano mesi per una discussione serrata tra di noi. Temo che il messaggio percepito da cittadini sia “si occupano di loro stessi e non di noi”.

Perché non pensate a regolamentarle, queste primarie? Tra l’altro Savona è una sfida delicata, dopo le Regionali perse e prima di Genova…
Assolutamente sì. A Roma si stanno prendendo molte iniziative su riforme e regole. Sì, penso che ci vorrebbe legge per disciplinarle: se questo strumento diventa fondamentale nella selezione della classe politica, è necessario garantire trasparenza e democraticità. Le comunali saranno importantissime anzitutto per noi savonesi, ma anche per la politica ligure e addirittura nazionale. Il centrodestra a guida moderata di Toti rappresenta un’alternativa a Salvini, per questo Savona è un banco di prova.

L’abbiamo lasciato feroce anti-Paita e la ritroviamo paitiano.

Anche ai tempi di quel dissidio non ho mai nutrito sentimenti negativi, in particolare nei confronti di Raffaella. In questi mesi ho imparato a conoscerla di più. Allora sostenevo che, quando termina un ciclo di governo, un partito come il nostro – che parla a quella parte della società più incline all’innovazione, progressista in senso letterale – dovesse mettere in campo una proposta carica di innovazione. Non vedevo queste caratteristiche nella sua proposta. Ma vale anche per me con Savona: alla fine di un ciclo ci vuole un rinnovamento.

Il fatto che la Paita sia il leader dell’opposizione, dopo aver perso le Regionali, secondo lei ha senso?

Ascrivere a lei i motivi della sconfitta è un’operazione che dal punto di vista giornalistico funziona, ma i capri espiatori sono sempre semplificazioni spiacevoli. Il ruolo di Raffaella è riconosciuto da altri colleghi che l’hanno eletta. Mi sembra stia lavorando con dinamismo, taluni dicono con aggressività: io credo che faccia bene a essere critica.

Ma non c’è un problema di immagine nel dare quel ruolo a chi ha perso?
Io credo semplicemente che il suo ruolo di capogruppo non sia usurpato.

Allora mi conferma che è diventato paitiano

Mi sono contrapposto a Lella quando farlo era piuttosto scomodo. Oggi trovo piuttosto comodo trovare in lei un capo espiatorio.

Veniamo alla questione bitume, che l’ha travolto. Come esce da questo mare di bitume?
La realtà è che si è accentuato enormemente questo caso. Il deposito non è autorizzato, non si farà. Questa è la sostanza

Beh, non si farà perché c’è stata una sollevazione
L’iter amministrativo non si era compiuto. Siamo andati in comitato portuale cinque anni fa. L’ultimo punto del documento recitava: “Stabilizzazione dei traffici di bitume: avvio di un’istruttoria”. Il presidente dell’autorità portuale chiede un’istruttoria, tutti hanno detto sì. Anche il Movimento 5 Stelle avrebbe detto di sì.

Mi vuol dire che a sua insaputa è arrivato il bitume?
No, a mia insaputa no, ci sono stati diversi sbarchi negli ultimi dieci anni in porto a Savona. Nei porti transitano merci di diverse specie, ma il bitume non è considerato pericoloso. L’idea del deposito è comunque sbagliata perché vicino alla città. Comunque, sono contrario all’iniziativa: l’ho fatto capire in modo formale e informale, ho trovato un governo sensibile a recepire alternative di buon senso. Ovviamente resta un danno alla mia immagine. Ma tanto non mi candido…


La parabola di Renzi ha sviluppi diversi e sempre più complicati. Lei a che punto di renzismo è? Come vede la situazione di Renzi all’inizio di questo 2015?

L’ho conosciuto quando ero presidente della provincia grazie a un amico comune. L’ho conosciuto meglio durante la seconda campagna elettorale, nel 2011, in cui mi diede una mano. Io sono stato uno di quelli che insieme a lui elaborò il progetto. Con me c’erano Briano, Cavarra, Brambilla, Ivaldi, Rasetto, Piazza e molti altri che non cito solo per fare errori. Lo abbiamo sostenuto per due motivi: perché rinnovasse i modi e i contenuti della politica. Lo vedo benissimo nel secondo aspetto.

Quali sono le cose più importanti che ha fatto, secondo lei?
Il Jobs Act sicuramente, al primo posto.

Con la candidatura della Battaglia, Maricone e Pasquale sono liquidati?
Nessuno liquida nessuno. La vicenda è questa: un mese fa il segretario provinciale fa il punto. Sono state raccolte personalità significative e autorevoli, iscritti e non iscritti, che si mettono a disposizione per concorrere alle elezioni. Ho pensato che dovessimo evitare le primarie, provando a metterci d’accordo sui ruoli. Da quel momento c’è stata un’accelerazione. Prima Livio e poi gli altri sono andati avanti. Io, siccome avevo detto che avrei provato a trovare candidatura unitaria e non l’ho trovata, ho proposto che fosse il partito a decidere insieme a Briano.

Il M5S a Savona è forte, può mettervi in difficoltà?
Non sono da sottovalutare. Ci sono le condizioni per vincere, ma vinci se non sbagli niente. Il margine sugli avversari si è assottigliato negli anni. Noi presentiamo la naturale candidata a governare la città, se fa proposte per città, cioè rinnovamento e cambiamento.

E lei cosa porta in dote?
Savona è una città molto cambiata in questi anni. Chi vi torna dopo tanto tempo la trova trasformata in modo significativo. Il fronte mare completamente diverso da quando ero ragazzo, credo di aver contribuito a questa trasformazione. La strategia è stata quella di dare a Savona un’identità. Una piccola e significativa città con un’elevata qualità delle vita, un ambiente urbano accogliente. Questo percorso si è avviato. E poi l’efficientamento della macchina amministrativa: non abbiamo lasciato a casa un solo lavoratore, i servizi sono più che dignitosi, mentre i costi sono stati compressi. Terzo: abbiamo applicato dei lavori. Si dice che amministrare non è di destra né di sinistra, ma non è così. Da anni conferiamo la cittadinanza onoraria ai bambini non italiani di Savona. È un gesto etico, non demagogico. Così come il registro delle unioni civili. E abbiamo investito molto in welfare e servizi sociali.

Lei è amato a Savona?

Ho perso cinque punti, secondo me per il bitume. Mi danno al 52,5% di consenso. Penso che in città l’amministrazione abbia fatto arrabbiare quasi tutti, me compreso. In fondo credo che la maggior parte dei savonesi riconosca che si è fatto il possibile. La città è cambiata, in gran parte in meglio.

Perché non volete fare il grande porto Genova-Savona
Non è che non vogliamo, ma se gli equilibri sono lasciati, per così dire, alla forza militare, spariamo. Certamente il nostro è un porto importante, più di quanto dicano le dimensioni della città. Se troviamo il modo di avere pari dignità e strategia, funziona. Ma l’annessione non funziona

Continuerà con la politica?
Continuerò a fare politica con passione, ma mi dedicherò molto alla mia professione. Mi piace molto collaborare con imprese coraggiose e innovative.

Le piacerebbe fare segretario regionale Pd?

Non è il mio mestiere. Io sono un amministratore, ho avuto l’onore di essere sindaco di mia città. Non ho mai fatto vita di partito, e per questo sono stato spesso criticato.