
Durante l'Angelus, poi, il Santo Padre ha sottolineato "un aspetto particolare nell'odierno racconto degli Atti degli Apostoli, che avvicina Santo Stefano al Signore: è il suo perdono prima di morire lapidato. Inchiodato sulla croce, Gesù aveva detto: 'Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno'; in modo simile Stefano 'piegò le ginocchia e gridò a gran voce: 'Signore, non imputare loro questo peccato'. Stefano è dunque martire, che significa testimone, perché fa come Gesù: è infatti vero testimone chi si comporta come Lui: chi prega, chi ama, chi dona, ma soprattutto chi perdona, perché il perdono, come dice la parola stessa, è l'espressione più alta del dono".
Prosegue Papa Francesco: "Ma ci potremmo chiedere: a che cosa serve perdonare? È soltanto una buona azione o porta dei risultati? Troviamo una risposta proprio nel martirio di Stefano. Tra quelli per i quali egli implorò il perdono c'era un giovane di nome Saulo; costui perseguitava la Chiesa e cercava di distruggerla. Saulo divenne poco dopo Paolo, il grande santo, l'apostolo delle genti. Aveva ricevuto il perdono di Stefano. Possiamo dire che Paolo nasce dalla grazia di Dio e dal perdono di Stefano".
IL COMMENTO
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