cronaca

Confermata la presenza della 'ndrangheta a Ventimiglia, non a Bordighera
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La corte d'appello di Genova ha assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso l'ex sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino e l'ex city manager dello stesso comune, Marco Prestileo, nell'ambito del processo, denominato 'La Svolta, sulle presunte infiltrazioni di 'ndrangheta nella provincia di Imperia.

I giudici hanno anche assolto i presunti boss della locale di Bordighera (la famiglia Pellegrino e Barilaro), mentre ha confermato la presenza della 'ndrangheta a Ventimiglia, condannando gli affiliati alla famiglia Marcianò.

L'accusa aveva chiesto 6 anni di reclusione per Scullino e 7 anni per Prestileo. Anche in primo grado Scullino e Prestileo erano stati assolti, mentre erano stati condannati gli affiliati alle famiglie Pellegrino e Barilaro, di Bordighera, così come quelli della famiglia Marcianò a Ventimiglia per un totale di 188 anni di carcere. I giudici hanno ordinato anche l'immediata scarcerazione degli imputati detenuti che sono stati assolti. 

L'indagine era nata da un lunga serie di attentati incendiari che tra il 2011 e il 2012 presero di mira auto, moto, furgoni, negozi e imprese. Gli arresti, 15, erano scattati a dicembre 2012.

Scullino, dopo la lettura del dispositivo, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Visibilmente commosso ha solo detto ai cronisti: "Mi auguravo questa assoluzione".

“Una sentenza comunque importante – affermano da Libera Liguria
– perché conferma la presenza di un’associazione di tipo mafioso – e segnatamente ‘ndranghetista – nella nostra Regione. Ora – concludono – attendiamo il deposito delle motivazioni per capire le ragioni che hanno condotto la Corte a negare l’esistenza del locale ‘ndranghetista di Bordighera”.

IL DISPOSITIVO - Nel processo alle infiltrazioni della 'Ndrangheta nella provincia di Imperia, denominato La Svolta, le condanne più pesanti sono state pronunciate dai giudici della corte d'appello nei confronti di Giuseppe Marcianò (15 anni e quattro mesi), ritenuto il capo della ndrina locale di Ventimiglia; del figlio Vincenzo Marcianò (7 anni); Omar Allavena (7 anni); Giuseppe Gallotta (14 anni); Annunziato Roldi (7 anni); Vincenzo Marcianò (nipote di Giuseppe, 7 anni e sei mesi). Assolti: Antonio Palamara (in primo grado era stato condannato a 14 anni); Antonio Barilaro (sette anni in primo grado); Roberto Pellegrino (10 anni e sei mesi in primo grado).

Tra i condannati anche l'agente di polizia penitenziaria Enzo Giammicchia, accusato di favoreggiamento per aver portato messaggi tra i fratelli Giovanni Pellegrino, detenuto, e Roberto. L'agente è stato condannato a due anni e due mesi mentre era stato assolto in primo grado. Gli imputati, a vario titolo, erano accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estorsione, traffico di droga e armi.

Per gli inquirenti, in provincia di Imperia c'era una vera e propria cosca "indipendente" rispetto a quella calabrese di riferimento della famiglia Piromalli. E la locale aveva contatti diretti con la politica (tesi però smontata sia in primo che in secondo grado): per il pm l'ex sindaco Scullino e l'ex direttore generale Prestileo avevano "aiutato" la 'ndrangheta, assegnando lavori alla cooperativa Marvon che era in mano alla 'ndrangheta.