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Giustificato solo il silenzio del sindaco. Non basta
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A pochi giorni dall'esplodere dello scandalo sui "furbetti del cartellino" è diventato necessario interrogarsi: sono da licenziare solo loro o anche la giunta comunale di Sanremo dev'essere rimandata a casa? La domanda nasce dalla constatazione che la politica si sta trincerando dietro l'aspetto penale della vicenda, e le relative competenze in materia disciplinare (in effetti più complesse di quel che si ritiene), con un atteggiamento autoassolutorio che, però, non ha alcuna ragion d'essere.

Il sindaco Alberto Biancheri è l'unico che si può ritenere incolpevole: informato dall'autorità giudiziaria dell'inchiesta in corso, per non comprometterne gli esiti è stato costretto al silenzio e si è trovato con le mani legate, cioè senza alcuna possibilità di intervenire per far finire quello sconcio. Ma gli assessori e i dirigenti possono chiamarsi fuori da qualsiasi responsabilità su quanto stava accadendo a Palazzo Bellevue?

Sì solo a una condizione: che tutti o alcuni siano andati dal primo cittadino a segnalare le irregolarità e che a quel punto siano stati bloccati da Biancheri stesso, messi a parte del segreto che custodiva dal giorno del suo insediamento. Ma ora che il dado è tratto e non c'è più l'inchiesta da tutelare, il sindaco ha un dovere di chiarezza: fare i nomi e i cognomi di chi ha bussato alla sua porta con lodevoli intenzioni, oppure ammettere la realtà che si evince dai fatti. Vale a dire che l'andazzo era tollerato dagli stessi amministratori. Il che li rende non meno responsabili di chi oggi è perseguito legalmente.

Non so se il capo dei Pm imperiesi Giuseppa Geremia abbia letto su Primocanale.it il commento sul silenzio dei dipendenti onesti e ad esso si sia ispirato nelle sue valutazioni apparse successivamente sui giornali - mi piace pensarlo, ma non esiste un'esclusiva delle opinioni, al massimo una primogenitura - però quelle considerazioni valgono pari pari per i titolari delle deleghe comunali.

Poteva un assessore non accorgersi che negli uffici a lui affidati c'era un tasso di assenteismo così elevato? Delle due l'una: o è stato tollerante ai limiti della "complicità" o aveva gli occhi foderati di prosciutto. In un caso e nell'altro, la sua credibilità e affidabilità precipitano allo zero, rendendolo inadeguato a ricoprire ancora quell'incarico.

Biancheri può avere ragione quando rivendica le iniziative assunte in materia di anticorruzione e di rimozione di certi privilegi, ma non può ignorare di presentarsi, oggi, come un'anatra zoppa di fronte al giudizio dei sanremesi e degli italiani tutti, considerata l'eco mediatica della vicenda. Se una svolta vuole imprimerla di fronte a se' ha una sola strada maestra: rassegnare le dimissioni e riportare al voto Sanremo.

È una decisione sempre difficile, non c'è dubbio, ma che nella circostanza ha un doppio vantaggio. Primo: rispondere in modo adeguato a un'opinione pubblica nazionale che vede nello scandalo sanremese la sublimazione di tante nefandezze italiche, con la politica pronta a fare spallucce e a tirare avanti purchessia. Secondo: mettersi al riparo da possibili brutte sorprese che potrebbero emergere dagli interrogatori di arrestati e indagati, perché non esiste alcuna certezza che i loro disinvolti comportamenti non avessero coperture politiche. Anzi, considerata la dimensione assunta dal fenomeno, si è portati a ritenere esattamente il contrario.

Del resto, in proposito esiste un piccolo ma significativo fatto: molti dipendenti infedeli come prima mossa hanno "ingaggiato" avvocati che siedono in consiglio comunale. Da Alessandro Sindoni ad Adriano Battistotti, del gruppo "Sanremo al Centro" del sindaco Biancheri, da Franco Solerio (capogruppo,di Forza Italia) a Gianni Berrino (Fratelli d'Italia, nonché assessore regionale al turismo), i legali interessati sono figure politicamente di primo piano ed è stupefacente che essi ritengano, nella circostanza, prevalente il loro ruolo professionale rispetto alla evidente inopportunità politica di accettare certi incarichi. Poco importa che tocchi alla giunta e non al consiglio decidere se il Comune debba costituirsi parte civile nel processo: come potrà Biancheri credibilmente condurre la pulizia necessaria se consiglieri della sua stessa lista staranno legalmente sulla barricata opposta?

C'è più di una valida ragione, come si vede, per ritenere che il sindaco farebbe decisamente bene a dimettersi. Evitando in tal modo anche il pericolo del commissariamento. Il governo ci metterà un attimo a deciderlo, quando la pressione si farà insostenibile. Perché questa storia non è una tempesta in un bicchier d'acqua. Non può esserlo, avendo fatto incazzare il Paese intero.