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Il segretario genovese del Pd sul "caso Tursi"
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Caro Direttore,
ho letto con interesse i commenti suo e di Mario Paternostro,
pubblicati sul sito di Primocanale, e mi permetto di intervenire in un dibattito, che credo salutare per la città e per la pubblica opinione.
Parto dalla fine: non penso che Marco Doria - per compiere un gesto di innovazione - debba dimettersi da Sindaco. Al contrario, chiedo al nostro Sindaco di governare con più decisione la nostra città, perché a questo è stato chiamato dal popolo di centrosinistra prima, e poi dai genovesi alle elezioni del 2012.

Entrando nel merito, una differenza fondamentale tra Genova e Roma, al netto degli episodi criminali, la vedo eccome e sta nella misura delle risorse cui un Comune di grandi dimensioni è costretto a rinunciare ogni anno per effetto di tagli dei trasferimenti e del patto di stabilità, senza poter contare sulle generose provvidenze accordate a Roma capitale. E’ in questo quadro che l’amministrazione comunale si è mossa nei suoi primi tre anni di vita, compiendo scelte dolorose, e continuando a garantire comunque l’erogazione dei servizi comunali ed in particolare di quelli sociali.

Si può fare meglio, certamente. E si deve fare di più e più in fretta. Compreso lo sciogliere nodi venuti al pettine dopo anni e anni in cui maggiori risorse concedevano alla nostra Città il lusso di poter rinviare le decisioni. Mi riferisco al trasporto pubblico, ai rifiuti, alle aree di Fiera di Genova, all’Aeroporto, temi sui quali il PD genovese chiede maggiore velocità nelle decisioni, non mancando di indicare soluzioni improntate all’efficienza ed al contenimento dei costi, anche attraverso l’ingresso di partner privati.

Domani il Consiglio Comunale approverà definitivamente il PUC, il piano regolatore di Genova. Sviluppo del porto, innovazione tecnologica, cultura e turismo sono le linee di prospettiva entro cui declinare la trasformazione di parti rilevanti della nostra città. A partire dal blue print di Renzo Piano, che grazie all’accordo tra Comune e Autorità Portuale questa volta non rimarrà lettera morta.

Nei suoi ultimi due anni, da qui al 2017, l’amministrazione di Marco Doria ha la possibilità di segnare il futuro di questa città. Ci riuscirà se sarà in grado di dettare una nuova agenda per Genova non a parole ma con concreti atti amministrativi. Abbiamo bisogno di quelli, e - me lo lasci dire - anche di un po’ meno sobrietà nel condividere con la città l’agire del nostro Comune. Un understatement che rischia di diventare afasia è semmai il limite vero di una parte non piccola della nostra classe dirigente, nobile o borghese che sia.