economia

Negato il finanziamento europeo alla linea ferroviaria
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“Se fallisce l’euro, fallisce l’Ue”. Il copyright è del cancelliere tedesco Angela Merkel, a commento della drammatica situazione finanziaria in cui versa la Grecia e che rischia di travolgere l’Unione europea. Nel giorno in cui il pericolo si fa più concreto, però, la domanda che bisogna porsi è: l’Ue esiste per davvero o è, come molti accusano, solo un’invenzione al servizio della finanza? Nelle stesse ore che marcano l’altissima tensione sull’asse Bruxelles-Atene, infatti, arriva un’altra notizia che riguarda direttamente l’Italia e la Liguria: dai finanziamenti del “piano Junker” per le infrastrutture – in tutto circa 13,1 miliardi – è stato escluso il Terzo Valico, la direttissima ferroviaria Genova-Milano. Ci sono, è vero, fondi per altre opere – complessivamente 1,2 miliardi – e fra queste anche alcune previste nel porto di Genova, ma quella no, il Terzo Valico non c’è.

L’opera, il cui costo complessivo ammonta a circa 6 miliardi, è catalogata “di interesse strategico nazionale”, ma nonostante ciò è finita nel calderone della montagna di progetti sotto esame ed è stata depennata. Alla faccia del presunto maggiorato peso politico italiano a Bruxelles. Oppure bisogna pensare che il governo guidato da Matteo Renzi non abbia inserito il Terzo Valico fra le priorità o, ancora, che abbia fatto una “lista della spesa” e si sia completamente rimesso alle scelte della Commissione Ue. La quale, così, ha deciso di privilegiare ad esempio la Torino-Lione. Sarà un caso che, ad onta di tutte le difficoltà incontrate finora, in Italia continui a godere di ben altro sostegno nei palazzi che contano?

E’ l’eterna storia della reietta Liguria. E a chi obietta che il Terzo Valico è pur sempre parte di un corridoio europeo - il 24, fra Genova e Rotterdam – e quindi di per sé avrebbe meritato l’attenzione di Bruxelles, esponenti vicini alla Commissione Ue rilevano che non c’è mai stato alcun impegno formale, da parte dell’Europa, a coprire una parte della spesa, salvo una generica disponibilità a valutare un intervento pari al 20% circa del totale. Al momento, buono, però, anche quella generica disponibilità è diventata carta straccia. Questo, sia chiaro, non significa tout court la morte del Terzo Valico: i fondi Ue sarebbero stati aggiuntivi rispetto agli stanziamenti dello Stato italiano, ma avrebbero assicurato una boccata di ossigeno per le asfittiche casse pubbliche e probabilmente dato una spinta ben più decisa alla realizzazione dell’opera.

Il “niet” di Bruxelles, invece, declina un sostanziale disinteresse europeo, e, cosa più grave, smaschera un atteggiamento non propriamente positivo da parte del governo. Se, come fa trapelare la Commissione, alla decisione si è arrivati anche perché non è mai pervenuto lo studio dei benefici costi-ricavi che avrebbe dovuto realizzare Rete ferroviaria italiana (Rfi), qualcuno sarà pure responsabile di questa inadempienza. Che non sembra essere del tutto casuale se ci leghiamo un altro dettaglio non proprio marginale: il Terzo Valico aveva un commissario, Walter Lupi, alla cui uscita non ha corrisposto la nomina di un successore. L’opera, dunque, è stata “abbandonata” a se stessa.

O, magari, il commissario non serviva più, ma allora chi doveva sovrintendere certi processi, come mettere il dossier nella condizione di essere preso in considerazione per ricevere dei fondi Ue? In assenza dei quali, certamente il cammino del Terzo Valico sarà più lento. E Dio non voglia che prima o poi la Liguria si senta dire: il governo non ha i soldi per garantire gli stanziamenti che mancano. Visti i precedenti (leggasi alle voci Gronda di Genova e raddoppio ferroviario del ponente ligure, entrambe mirabolanti performance, fra le tante, dell’ex ministro Maurizio Lupi), e quanto sta accadendo in queste ore, non ci sarebbe da sorprendersi. Ma da incazzarsi sì. Allora, meglio farlo subito.