porti e logistica

E fa i nomi dei possibili candidati all'Autorità portuale
2 minuti e 40 secondi di lettura
"Il rischio commissariamento c'è, ma si può evitare": Gian Enzo Duci, presidente di Assagenti, interviene a Primocanale sul futuro del porto di Genova dopo le annunciate dimissioni del presidente dell'Autorità portuale Luigi Merlo. Ora Comune, Città Metropolitana e Camera di Commercio dovranno esprimere una terna da sottoporre al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Non mancano però gli ostacoli, con la possibilità che da Roma non venga indicato un presidente, ma un commissario.

"Comunque è qualcosa già avvenuto nel porto di Genova, va preso nella giusta dimensione - precisa Duci - Certo, alcuni temi potrebbero subirne rallentamenti, quindi è giusto muoversi per tempo, e Merlo lo sta facendo, per consentire al Governo di esprimere un presidente e non un commissario".

Il presidente di Assagenti indica il percorso per scegliere una terna condivisa, ma soprattutto un metodo e i requisiti che dovrà rispettare: "Credo che il primo porto nazionale, come è Genova, debba pretendere qualcuno che abbia tutti i requisiti. E così molti dei nomi fatti vengono meno, anche il mio che pure è circolato. La macchina dell'Autorità portuale è molto complessa, serve qualcuno che abbia esperienza specifica di quel tipo di ente, come un presidente di Autority o un assessore ai trasporti. Uno non allena il Real Madrid senza prima avere allentato una squadra piccola".

Per Duci però non basta la competenza, serve anche una visione internazionale: "Non serve un burocrate, Genova porto internazionale deve avere qualcuno con un'ottica internazionale. Il Lloyd's list dovrebbe essere la sua prima lettura al mattino, per capirci. Dovrebbe conoscere l'inglese. Non è scontato, in passato ci sono stati pretendenti alla carica che dicevano che per guidare il porto basta parlare genovese".

Tanti paletti, con una rosa di papabili sempre più ristretta, e di nomi liguri non ne emerge nemmeno uno. "La selezione deve essere nazionale. Se fosse genovese o ligure sarebbe un elemento aggiuntivo, se così non fosse non sarei turbato da un presidente da fuori. Qualche nome c'è già: Zeno D'agostino, attuale commissario di Trieste, Francesco Messineo, presidente del porto di Carrara. Si inizia ora questo percorso, potrebbero essercene altri. Certo non mi aspetto di trovarne decine".

Da Duci anche un commento sulla riforma portuale più volte annunciata dall'ex ministro Lupi ma mai pubblicata. "Meglio una mancata riforma che una riforma fatta male. La legge 84/94 ha funzionato, oggi necessità di un restyling, ma ho il dubbio che questo restyling vada bene per tutte le realtà. Oggi Genova e Manfredonia sono regolate dalla stessa legge, e questo non sta in piedi. Per distinguere i ruoli degli scali serve una scelta politica che i territori non vogliono". Da qui forse anche la guerra alla bozza di riforma raggiunta l'estate scorsa e poi stracciata da Renzi.

"Se pensiamo al peso politico di Puglia o Sicilia, dove il taglio era più netto, è evidente che quell'elemento ha ruolo - commenta Gian Enzo Duci - Servirebbe che a livello centrale qualcuno assumesse la questione a livello nazionale a fronte di una strategia. La Liguria avrebbe solo da guadagnarci".