politica

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Uno dei metodi adottati dai cosiddetti “partiti” per scegliere i candidati delle regionali, addirittura per coloro che vorrebbero guidare il futuro della Regione Liguria è quello della “seconda casa”. E’ sufficiente a garantire una sorta di jus soli l’essere proprietario di una seconda casa in Liguria. Ma forse basta anche l’affitto per dare questo patentino di cittadinanzadoc. Nati magari a Trento, ma da anni ad agosto passano qualche giorno a Diano Marina. Milanesi, ma con la casa a Rapallo. Di Ivrea, ma appassionati di funghi con villetta a Tiglieto. Siano tutti candidati presidenti. Di fatto sono liguri.. L’unico che la casa non l’aveva era Minzolini. Promise di acquistarla in caso di elezione, ma, salvo smentite, non credo abbia mantenuto la promessa. Anzi. Ho l’impressione che si sia volontariamente sottoposto a una terapia per dimenticarci, ma soprattutto per dimenticare i notabili del centrodestra ligure che lo avevano così simpaticamente accolto

Ora 
tutti valuteremo i programmi
. Al di là deinomi e delle polemiche di questi mesi. L’impressione è che il popolo ligure, fatta eccezione per una sempre più modesta quota di militanti, fedelissimi, beneficiati o beneficiandi,se ne infischi abbastanza di nomi e facce. Il disastro è talmente profondo che l’unico volto che potrebbe richiamare qualche seguace é solo quello della Madonna della Guardia, Regina di Genova. Incandidabile.



Ai liguri importano programmi seri, non bufale vendute agli allocchi per infinocchiarli.
Non sogni che per la loro palese irrealizzabilità non stanno nemmeno nei cassetti più capienti. Partendo dalla necessità di essere onesti e trasparenti, occorrono progetti certi, coperti economicamente, corredati da tempi sicuri per non finire nei vortici pericolosi dei terzi valichi o delle bretelle-gronde di cui i liguri sono stufi e prossimi alla esasperazione

Programmi seri, fattibili
, non sperpero di parole
: fare sistema, mettere in rete, cercare risorse. Basta scemenze del genere che non ammaliano più nessuno. Soprattutto chi ha perso il lavoro perché una fabbrica ha chiuso, chi lo ha perso perché l’azienda ha abbandonato la misera Liguria alla ricerca di aree più promettenti, chi si è brillantemente laureato, ma deve andare oltre le Alpi per avere qualche speranza di costruirsi un futuro. Chi ha diritto a una assistenza sanitaria dignitosa, chi a una solitudine meno drammatica.

Il vero, grande nodo dei candidati alla presidenza della Regione è la lotta alla marginalità della Liguria. E così torniamo alle seconde case. Se la scelta del candidato a liberarci finalmente dalla marginalità si fa col metodo della “seconda casa”le speranze sono poche. E’ una scelta, questa, che davvero dimostra la marginalità politica del nostro territorio: non si trovano candidati forti, presentabili, energici, ricchi di idee.


La marginalità politica della Liguria è diventata ahimé l’origine di tutti i suoi mali. E qualche responsabilità c’é. Pensiamoci prima di mettere la croce sulla scheda e magari aggiungere a fianco un nome.