cronaca

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Il governo italiano entra ufficialmente nella lista dei nemici dello Stato islamico (Is), che ha definito il ministro degli esteri Paolo
Gentiloni "ministro dell'Italia crociata". Lo si apprende dal radiogiornale ufficiale dell'Isis, diffuso dall'emittente al Bayan da Mosul nel nord dell'Iraq. L'edizione mattutina del giornale-radio di al Bayan, l'emittente che trasmette dalla capitale dell'Isis in Iraq, afferma che Gentiloni, "ministro degli esteri dell'Italia crociata", "dopo l'avanzata dei mujahidin in Libia ha detto che l'Italia è pronta a unirsi alla forza guidata dalle Nazioni atee per combattere lo Stato islamico". L'espressione "Nazioni atee" in arabo è un riferimento implicito alle Nazioni Unite: le due espressioni in arabo sono molto simili.

Paura in Danimarca. Un civile è stato ucciso e ci sono almeno tre feriti, tra cui un agente in borghese, in una sparatoria avvenuta questa sera in un coffee-bar di Copenaghen durante un incontro pubblico sulla libertà di espressione, al quale partecipava Lars Vilks, artista autore di numerose caricature del profeta Maometto nel 2007. Lo riferisce il canale TV2.

In Libia, dopo alcune radio e tv, a Sirte l'Is ha preso possesso anche dell'ospedale "Ibn Sina". Lo riferiscono media libici. Un "convoglio militare" con bandiere dello Stato islamico ha circondato l'ospedale difeso dalle milizie islamiche del "Central Libya Shield" e hanno ottenuto lo sgombero del nosocomio. I pazienti sono stati portati a Misurata, dove è basata la milizia, e sull'edificio sventolerebbe ora la bandiera nera dello Stato islamico ma l'informazione non è confermata.

"Violenti scontri" fra guardie di impianti petroliferi e "gruppi armati appartenenti all'Isis" sono stati segnalati attorno al giacimento di Al Bahy, a sud-ovest del terminal costiero di Sidra (nel centro del Golfo della Sirte). Lo ha riferito un anonimo ufficiale delle Guardie petrolifere, precisando che l'attacco dell'Isis è iniziato ieri sera e proseguiva ancora stamattina. I jihadisti attaccano l'impianto da tre lati, anche a colpi di mortaio. Sono andate a fuoco "cisterne di greggio".

"L'Italia è minacciata dalla situazione in Libia, a 200 miglia marine di distanza". Così il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni ha commentato le "notizie allarmanti" sulla presenza dell'Isis a Sirte. "Se non si trova una mediazione" in Libia, ha aggiunto, bisogna pensare "con le Nazioni unite a fare qualcosa in più". E l'Italia, ha sottolineato il capo della diplomazia italiana, è "pronta a combattere in un quadro di legalità internazionale".

L'Is avanza in Libia e l'ambasciata d'Italia a Tripoli invita i connazionali a lasciare "temporaneamente" il Paese. Alla Farnesina si sottolinea come la situazione della sicurezza si stia progressivamente aggravando a causa dell'avanzata dei miliziani jihadisti. Già presenti in Cirenaica, gli affiliati allo Stato islamico hanno di recente preso di mira Tripoli e rivendicato l'attacco kamikaze all'hotel Corinthia del 27 gennaio. Durante il quale sono morti almeno 5 stranieri.

Il parlamento libico intanto ha confermato la morte dei 21 egiziani copti rapiti dall'Is a Sirte i primi di gennaio.  Lo riferisce la tv di Stato citata dal Daily News Egypt su Twitter. Nei giorni scorsi i media egiziani avevano riferito che l'Isis aveva sgozzato i 21 copti, ma il Cairo non aveva confermato.


Intanto si è appreso che vive sana e salva nello "Stato islamico" Hayat Boumedienne, la compagna di Amedy Coulibaly, uno degli autori degli attacchi di Parigi del gennaio scorso. Lo riferisce l'Isis tramite la sua rivista in lingua francese e il cui secondo numero è apparso nelle ultime ore su Internet. Il numero del mensile Dar al Islam appare con la copertina con l'immagine in della Tour Eiffel e con la scritta: 'Che Iddio maledica la Francia'.

L'articolo di punta è "l'intervista con la sposa", ovvero con la giovane Boumedienne, presentata come Abu Bassir Abdullah al Ifriqi, nome di battaglia di Coulibaly. E' impossibile verificare l'autenticità dell'intervista, nella quale l'Isis attribuisce alla donna la conferma del legame diretto tra Coulibaly e lo Stato islamico. "Sono nella Terra del Califfato... nella terra governata dalla legge di Dio", si legge nel testo attribuito a Boumedienne.