politica

2 minuti e 29 secondi di lettura
C’è chi parla di guerra ai nostri valori, chi di un 11 Settembre per l’Europa e chi fa autocritica, osservando che i giornalisti e vignettisti di Charlie Hebdo sono stati lasciati soli, abbandonati dopo l’enfasi e le polemiche per le loro pubblicazioni satiriche sull’Islam. E non solo. Il sanguinario e criminale assalto compiuto nel cuore di Parigi può avere, come ha, innumerevoli chiavi di lettura. Quella che più condivido riguarda l’attacco alla libertà di tutti, che la libertà di espressione – attraverso qualsiasi mezzo – incarna fra i diritti inviolabili dell’uomo.

Con un cinismo degno di miglior causa, il Financial Times, l’autorevole foglio della City londinese, se n’è uscito con un editoriale nel quale condanna la carneficina e la violenza, ma opera un distinguo, richiamando il cattivo gusto delle vignette sull’Islam e scomodando anche la mancanza di buon senso da parte di Charlie Hebdo. Ecco, sono questi distinguo, il “ma ci vuole rispetto” pronunciato dall’Imam genovese in una intervista a Primocanale, gli elementi più pericolosi di questi momenti.

Quando si ritiene che le contese – siano esse politiche, religiose, finanziarie e via citando – si possano dirimere impugnando le armi, la condanna deve essere “senza se e senza ma”. Qui non si discute l’opportunità di quelle vignette, non si fa esegesi culturali. Si può e si deve soltanto dire che la libertà di espressione non contempla lo scorrere del sangue. Se si operano dei distinguo, invece, si apre la porta a ragionamenti la cui deriva finale è il giustificazionismo. Senza scomodare la storia, è la cronaca nera ad insegnarci che è nei consessi più beceri, come quelli mafiosi di cui abbiamo tristissima esperienza, che si pensa di lavare l’onta dell’offesa a colpi di pistola.

E poi, quale offesa? La satira è di per sé strumento irriverente, il mezzo con il quale si dicono cose utilizzando il linguaggio dell’eccesso e del paradosso. Se la satira indossasse i panni del buon senso smetterebbe di essere se stessa. E’ questo concetto di libertà che l’assalto a Charlie Hebdo vede violato. E’ qui che si annida l’attacco ai valori di democrazia e tolleranza duramente conquistati dall’Occidente. E sempre qui si nasconde la violenza allo stesso Islam, dipinto – in conseguenza di simili gesti - come intollerante e sanguinario quando non è né l’uno né l’altro. Esiste un concetto di appartenenza al genere umano che travalica ogni forma di convinzione. Anche religiosa.

Credere in un mondo in cui la convivenza delle persone non sia messa in pericolo da un manipolo di terroristi guerrafondai non è un dovere. E’ un diritto. Come quello di irridersi reciprocamente senza che a nessuno venga in mente di far parlare le armi.