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In 50 mila sfilano per le vie del centro di Roma contro quello che considerano l'ultimo smacco: l'ulteriore anno di blocco salariale, il sesto. A manifestare stavolta non sono le tute blu ma i travet, per una protesta che, non era mai accaduto prima d'ora, vedrà insieme non solo la Cgil, la Cisl e la Uil, ma anche tutte le categorie del pubblico impiego, dalla scuola alla sanità, dai ministeri agli enti locali.

Tutti già pronti, fanno sapere i sindacati, a incrociare le braccia per il primo sciopero dopo quasi dieci anni. "I lavoratori pubblici non ne possono più di governi che si accaniscono contro di loro", spiegano gli statali della Cgil. Anche la Cisl Fp rompe gli indugi: "Tutti unitariamente continueremo la mobilitazione fino allo sciopero" se nella legge di stabilità non si farà un passo indietro, trovando le risorse per il rinnovo del contratto.

La Uil detta i tempi, sottolineando che dalle parole si passerà ai fatti "prima" della "ratifica" della manovra. Quindi se scioperò sarà probabilmente cadrà già a dicembre. "Troppi slogan e pochi fatti", lamenta il segretario generale della Fp Cgil, Rossana Dettori, rivolgendosi al ministro della Pa, Marianna Madia. Ministro che replica: "ascolterò le loro ragioni". I sindacati lamentano oltre alle perdite in busta paga, stimate in 5 mila euro annui a testa, anche un taglio netto del personale, sceso di quasi, sottolineano, mezzo milione in dieci anni.

Un'emorragia che per il responsabile della Cisl Fp, Giovanni Faverin, non sì è ancora fermata: altri 58 mila posti andranno in fumo entro il 2018, per i paletti imposti al turnover. Cifre che per tutte le rappresentanze del pubblico impiego, ben 12 sigle sul piede di guerra, impongono una risposta. La mobilitazione di è il primo passo, spiegano. Si parte da pizza della Repubblica alle 12.30 per arrivare a piazza del Popolo intorno alle 14.30. Il comizio finale è affidato ai vertici delle confederazioni: Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Sul corteo vigileranno oltre 500 agenti, ma al momento non sarebbero state disposte misure particolari. 

La Cgil invita i supplenti delle scuole superiori che "non vengono pagati" dallo Stato a "mandare le loro bollette direttamente al presidente del Consiglio, così le pagherà lui". Le preoccupazioni più forti sono concentrate sui precari della Pa (120 mila escluso il settore dell'istruzione). E si teme anche per i dipendenti delle province, che seppure a tempo indeterminato, si troveranno ad affrontare una riforma che porta al superamento di quel livello di governo.