Il primo comitato di quartiere è nato nel 1964. I genovesi del Campasso, nel quartiere-città di Sampierdarena, sono sempre stati orgogliosi della propria zona. Ha sempre cercato di valorizzarla. Il fenomeno dell'immigrazione nell'ultimo ventennio ha trasformato radicalmente le caratteristiche del Campasso, come Sampierdarena in generale. La violenza e il degrado in alcune zone sono all'ordine del giorno. Un'integrazione tra culture differenti che stenta a decollare. La nascita di un altro 'circolo culturale', il C.A.P.I. in via Caveri, per gli abitanti 'di lungo corso' rappresenta la classica goccia nel vaso ormai colmo. “Si tratta dell'ennesima licenza rilasciata a uno di quei circoli che ben tutti conosciamo e per il quale sarà necessaria la solita, esasperante, battaglia per farlo chiudere”, dicono i residenti. Volume alto fino a notte fonda, urla e schiamazzi, bottiglie rotte e gente che urina sulla strada incurante dei passanti. Sono queste le cose che vengono denunciate e filmate. “E' incomprensibile come per un locale chiuso per sicurezza, immediatamente se ne possa autorizzare l'apertura di un altro simile”, tuonano nel quartiere.
Al disagio si aggiunge il problema delle forze dell'ordine che “troppo sovente non intervengono per motivi diversi come competenza territoriale, mancanza di pattuglie, priorità su altri interventi”. I residenti sono inviperiti con le autorità cittadine, “tutto questo determina una indiretta immunità ai proprietari di locali frequentati da gente simile”. I consiglieri di opposizione del Municipio Centro ovest hanno chiesto la convocazione di un consiglio monotematico sula sicurezza. Il senso di impotenza nei cittadini cresce di giorno in giorno. Per gli abitanti del Campasso c'è solo una vi d'uscita. “Speriamo che questo problema venga risolto presto, prima che qualche cittadino esasperato, e sono in tanti, reagisca malamente”.
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