cronaca

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"E’ vero che più le situazioni si lasciano nella clandestinità, più è facile che prendano vita certi fenomeni come accade in ogni città del mondo".

Il vice presidente della comunità ebraica a Genova, Ariel Dello Strologo, non ha dubbi quando parla di costruire una moschea in città: "E' giusto perché la clandestinità non aiuta", sottolinea lui, ricordando la vicenda di Giuliano Ibrahim Delnevo, il 23enne nato nel capoluogo ligure, convertito all’Islam e diventato fondamentalismo prima di morire tra i ribelli in Siria. Proprio Giuliano frequentava uno dei dieci religiosi islamici di Genova, quello in via Fregoso, nel centro storico.

"Non ho tentennamenti - aggiunge in diretta a Primocanale, Dello Strologo -  La moschea, come luogo di culto, deve essere un diritto e la sua presenza non deve essere una situazione di pericolo, ma sono sicuro che la maggior parte dei fedeli della nostra città sono lontani dalle cose che leggiamo sui giornali". Eppure, di moschea si parla tanto dai tempi dell'ex sindaco Marta Vincenzi, senza avere avuto più risposte concrete dall'attuale giunta Doria. Cambiano le zone in cui potere pensare alla costruzione come il porto antico, dal mercato del pesce, Cornigliano, ma anche Coronata dove però i cittadini hanno formato un comitato contro.

E mentre i fedeli sono ancora incerti sulla realizzazione del centro religioso e culturale, il vice presidente della comunità ebraica commenta: "Se esistesse una struttura consolidata con un dialogo continua e con attenzione dagli organi di polizia, forse la nostra società non si accorgerebbe nemmeno di avere una moschea".


(F.B)