Sono sempre meno, infatti, i giovani che affrontano il corso a numero chiuso di Infermeria, l'unico col quale è possibile accedere alla professione. Le richieste per iscriversi sono 29mila (più di un terzo di tutte le professioni sanitarie), ma l'anno scorso, secondo l'Ipasvi, erano il 20% in più. Una perdita d'appeal dovuta al venir meno della tradizionale garanzia di occupazione: dati Almalaurea alla mano, nel 2007 trovava lavoro il 94% a un anno dalla laurea, nel 2012 solo il 63%.
"Il Governo deve aprire gli occhi", tuona la senatrice e presidente Ipasvi Annalisa Silvestro, "ma soprattutto le Regioni che, per risparmiare, frenano su assunzioni e turnover, mettendo seriamente a rischio l'assistenza sugli ospedali e anche sul territorio, dove c'è bisogno di infermieri per garantire la continuità assistenziale ai malati cronici". E poi loro, i giovani, con tante "speranze bruciate".
"Chiediamo alle Regioni di trovare altri metodi di risparmio che non siano ridurre all'osso il personale - conclude la Silvestro - I professionisti della sanità non ce la fanno più e i giovani non possono rimanere anni in lista d'attesa per poter esercitare la professione".
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