Di quest'isola, orfana della Concordia, ricorderò il tramonto impazzito ammirato dal castello che la sovrasta, il sorriso beffardo del prefetto Gabrielli, gli spaghetti alla bottarga cucinati con maestria in una trattoria davanti al porticciolo, l'incedere aggressivo di una addetta stampa di Costa crociere, l'acqua cristallina della spiaggia di Campese, la torre faro, i gabbiani, la compostezza da ingegnere di Porcellacchia, i cameraman del mondo stretti sulla pedana, il libeccio sul molo, i tornanti, la campana di mezzanotte in un giorno di festa.
Ricorderò il Giglio per il dubbio amletico sulla nave: il bene o il male dell'isola. E poi il sindaco che ama Camogli, la scritta sporca Costa Concordia ricomparsa all'improvviso, l'anziana signora che affitta le stanze, Nick Sloane l'uomo dei relitti, la finale dei mondiali sul maxischermo, le interviste a turno al ministro come in una qualsiasi zona mista allo stadio.
Ricorderò la partenza di questa lurida nave, che abbandona il luogo del delitto, per un viaggio che diventa anche della speranza. Far rinascere Genova.
cronaca
L'isola che non potrò dimenticare
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