Ispirati dal patto del nazareno, e forse spaventati dall’idea di lavorare ad agosto, partito democratico e forza italia, anche in Liguria, hanno deciso di forzare la mano per portare avanti una legge elettorale regionale che potrebbe tener conto, soprattutto, delle esigenze dei partiti maggiori delle rispettive coalizioni.
Spetta ora gli uffici delle Regione predisporre un testo che preveda premio di maggioranza garantito (ignorando le indicazioni della Corte Costituzionale), equa ripartizione dei consiglieri fra le quattro province, e abolizione del famigerato listino. In linea generale sono le richieste sottoscritte da tutti. Un’accelerazione che va incontro a chi aveva fortemente criticato l’atteggiamento ostruzionistico tenuto da molti, anche nel pd e in forza italia, sulla legge elettorale.
Ne vengono fuori però anche situazioni paradossali: la prima è che si andrà a discutere in fretta e furia in commissione il lavoro degli uffici. Mentre i cinque provvedimenti già presentati dai consiglieri regionali saranno ignorati, o discussi successivamente, in pratica a cose già fatte.
C’era stata poi la richiesta (presentata dal consigliere Chiesa) di chiamare in audizione le forze politiche (M5S e Liguria Civica) non rappresentate oggi in consiglio regionale, per ascoltare le loro proposte. Il movimento 5 stelle, in particolare, potrebbe ambire a governare la Liguria, ma ad oggi non ha rappresentanti in Regione. Sarebbe assurdo ignorare la loro posizione e le loro proposte sulle regole per eleggere la nuova assemblea regionale ligure.
Con la svolta impressa da PD e Forza Italia le audizioni potrebbero passare in cavalleria. Sembra poi destinata al cestino la regola che garantirebbe la preferenza di genere, a tutela di una adeguata rappresentanza di ambo i sessi in Consiglio. Infine non cambierebbe nulla rispetto ad uno degli aspetti più controversi (e costosi) dell’attuale legge.
Cioè la possibilità da parte del presidente di nominare gli assessori esterni (non eletti in Consiglio e quindi pagati lautamente dai liguri in aggiunta a quanto già devono sborsare per i loro consiglieri) Detto che fare in tempo utile una buona legge elettorale regionale è la priorità, trascurare tutti questi elementi appare un errore non da poco.
Assomiglia invece ad un grande inciucio quello che pare esserci dietro l’atteggiamento assunto dal Nuovo Centrodestra: nei corridoi di via Fieschi si sussurra che il via libera all’accordo raggiunto in commissione sia legato ad un patto che porterebbe un attuale consigliere del NCD (Gino Garibaldi?) nella futura possibile lista civica a sostegno di Paita presidente, per avere un posto garantito.
Se lo scenario è questo mercimonio di poltrone, difficile scommettere – con tutti i posti che già sono stati promessi e quelli che ancora lo saranno – che la riforma elettorale regionale si faccia davvero.
politica
La legge elettorale ligure e le finte accelerazioni
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