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Accanto alla riforma del Senato, non più eletto direttamente dai cittadini, ma composto dai designati dei Consigli regionali, in Costituzione ci finirà anche la legge elettorale. E’ la tesi sostenuta da Augusto Minzolini, senatore di Forza Italia, in un “siparietto” con Fabrizio Cicchitto colto dall’agenzia Vista (guarda il video) cominciato con una battuta dell’ex forzista ora nel Nuovo centrodestra. “Sempre su posizioni eversive” dice sorridendo Cicchitto. Minzolini risponde a sua volta con un sorriso, ma poi dice una cosa pesantissima: “E’ il minimo. Fatti dare l’emendamento che verrà applicato accanto a quello del Senato, entra nel merito della nomina, è come se tu mettesi in Costituzione il meccanismo”.


Poiché le cose, a leggere l’emendamento, stanno proprio così, verrebbe costituzionalmente blindata non solo la composizione del nuovo Senato, com’è indispensabile secondo quanto dispone la nostra Carta, ma anche il modo per arrivarci, il che oggi non è assolutamente previsto. E questo, ovviamente, renderebbe molto più difficili eventuali, successive modifiche.
L’accusa di Minzolini è solo l’ultimo tassello di una giornata vissuta all’insegna dell’alta tensione. Tutto è cominciato quando i relatori hanno presentato in Commissione Affari Costituzionali del Senato l’emendamento che recepisce l’accordo fra maggioranza e Forza Italia. Sel e M5S avrebbero voluto uno slittamento di una settimana per studiare al meglio il provvedimento, ma alla fine la conferenza dei capigruppo – fra mille polemiche – ha deciso che il disegno di legge approderà in Aula, a Palazzo Madama, oggi, mentre il voto sugli emendamenti inizierà a partire da mercoledì prossimo. Quello dei relatori prevede che i senatori non vengano eletti dai cittadini bensì dai consigli regionali in proporzione della consistenza dei gruppi consiliari. "I consigli regionali - si legge nel documento - e i consigli delle province autonome di Trento e di Bolzano eleggono i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori. I seggi sono attribuiti con sistema proporzionale sulla base dei criteri stabiliti con legge costituzionale, tenuto conto della composizione di ciascun consiglio regionale".


L'emendamento entra nel dettaglio delle modalità di elezione: "Per l'elezione del Senato della Repubblica, nei consigli regionali ogni consigliere può votare per una sola lista di candidati, formata da consiglieri regionali e da un sindaco, collegati ad altrettanti candidati supplenti". "In caso di cessazione di un senatore dalla carica di consigliere regionale prima che sia sciolto il consiglio del quale è componente - precisa l'emendamento - è proclamato eletto il relativo candidato supplente".


Per le Regioni più piccole il numero minimo di senatori designati scende da 3 a 2 e anche in tal caso l’emendamento recepisce l’accordo fra la maggioranza e Forza Italia, partito che chiedeva una maggiore proporzionalità del numero dei senatori rispetto alla consistenza demografica delle diverse regioni. Per fare questo è stata decisa la riduzione a danno delle regioni minori, così da premiare quelle più popolose, a partire dalla Lombardia. Il numero dei senatori eletti dai diversi consigli regionali, infatti, rimane fissato a 95. "La ripartizione dei seggi tra le regioni - specifica l'emendamento - si effettua in proporzione alla loro popolazione, quale risulta dall'ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti". Ciascuna delle province autonome di Trento e di Bolzano avrà due senatori.


Da questa scelta la Liguria dovrebbe avere un danno a metà. Secondo quanto riferisce il senatore Maurizio Rossi (Gruppo Misto-Liguria Civica) “il quorum regionale minimo per avere i due senatori dovrebbe essere di una popolazione sino a 1.200.000 persone, quindi forse la Liguria, che ha oltre 1.5 milioni di abitanti dovrebbe arrivare a tre. Io speravo che fossero quattro, auspicando che si partisse da una base minima di tre, ma le grandi regioni e i partiti, trasversalmente a cominciare da Pd e Forza Italia, hanno deciso di penalizzare le piccole regioni, sempre più marginalizzate”.


Rossi, poi, non perde l’occasione per manifestare il proprio dissenso: “I nuovi senatori saranno eletti da quelle belle persone  dei consiglieri regionali che, specie in Liguria, con lo scandalo spese pazze non si sono fatti mancare proprio nulla! Proprio per questa ragione, è sempre più necessario che si cambino radicalmente la qualità e la rettitudine morale dei consigli  regionali  che incideranno in modo determinante  sulla futura composizione di Palazzo Madama. Ci si deve augurare  che i partiti,  almeno sul territorio, facciano fuori dalle prossime elezioni tutti quelli che hanno partecipato  direttamente o indirettamente alla mangiatoia di cui neanche sanno vergognarsi. Liguria Civica certamente denuncerà pubblicamente i  candidati inopportuni e impresentabili, in qualsiasi schieramento si trovino, perché trasparenza e rettitudine devono essere elementi fondamentali per cambiare la politica ligure e quella nazionale”