cronaca

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Un'istanza per ottenere il dissequestro e riavviare gli impianti a carbone della centrale di Vado di Tirreno Power, sequestrati l'11 marzo scorso per sforamento dei limiti alle emissioni, è stata depositata al tribunale di Savona dall'azienda.


Si tratterebbe di un "esercizio temporaneo e vincolato dei gruppi" per motivi di sicurezza collegati all'ossidazione del carbone in giacenza nel parco. Nel documento si legge che "il riavvio della marcia a carbone avverrebbe nel rispetto dei limiti emissivi più restrittivi rispetto all'AIA e ritenuti meno impattanti sulle matrici ambientali e sanitarie, proposti dal consulente tecnico della procura". Affrontando la questione dei controlli e del misuratore di emissioni, quello Sme mai installato nel camino della centrale e che costituisce una delle motivazioni del provvedimento del giudice che ha ravvisato una violazione dell'Aia, l'azienda documenta che il ministero del'Ambiente aveva già formalmente "ritenuto superata la necessità di installarlo, essendo stata accolta dalla Commissione istruttoria IPPC (con il parere favorevole della Regione Liguria, della Provincia di Savona e dei Comuni di Vado Ligure e Quiliano) la proposta di modifica dell'Autorizzazione Integrata Ambientale". Nell'istanza viene anche evidenziato che gli attuali misuratori installati sui condotti sono ritenuti dal provvedimento ministeriale "idonei ai fini del monitoraggio senza comportare alcuna variazione degli impatti ambientali associati all'esercizio della centrale". L'azienda si dice anche disposta ai controlli diretti da parte dei magistrati, come indicato dal giudice. Nell'istanza si legge ancora che "in occasione dell'auspicato esercizio temporaneo dei gruppi a carbone VL3 e VL4, potrà essere verificata la corretta taratura dei sistemi di misurazione in essere in linea con le richieste dello stesso gip".


Oggi alle 13, al ministero dello sviluppo economico è in programma un vertice con azienda e sindacati per discutere della situazione che si è venuta a creare dopo il sequestro: 155 dipendenti della centrale sono in cig ordinaria e a 250 lavoratori delle imprese dell'indotto è stata concessa la cassa in deroga. Sulla centrale la procura di Savona ha aperto due filoni d'inchiesta: una per disastro ambientale e una per omicidio colposo. Per il procuratore Francantonio Granero le emissioni della centrale a carbone di Vado hanno causato oltre 400 morti tra il 2000 e il 2007. E ci sarebbero stati anche "tra i 1700 e i 2000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 bambini ricoverati per patologie respiratorie e attacchi d'asma tra il 2005 e il 2012".