
Due di loro, un impiegato stagionale e un consulente, giovani, sono residenti in provincia di Udine. Dalle 27 perquisizioni eseguite nei domicili degli indagati i poliziotti hanno scoperto un meccanismo di scambio di informazioni, contatti e materiale pedopornografico. In casa di uno degli indagati hanno scoperto un archivio corredato di nomi, età e cellulare delle ragazzine, dai 12 ai 15 anni, cadute nella rete, corredate anche di considerazioni e dettagli erotici. Sono emersi 7.000 messaggi WhatsApp e 106 contatti Messenger. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Trieste, Cristina Bacer, puntano ora a capire quante adolescenti sono cadute nella rete.
Indagini anche in provincia di Genova e Savona. Le indagini, iniziate circa un anno fa, sono partite dalla denuncia dei genitori di una bambina di 12 anni. Coordinate dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia online di Roma e dalla Sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Udine, hanno permesso di sequestrare un'ingente quantità di materiale informatico: 22 computer, 46 hard disk, 508 supporti CD e DVD, 46 pen drive usb, 50 telefoni cellulari e sim card, 11 memory card e documentazione varia ritenuta utile per il proseguimento delle indagini.
Tra i denunciati, in maggioranza tra i 29 e i 54 anni anche se vi sono pure due ultrasessantacinquenni, figurano impiegati, liberi professionisti, studenti, operai e pensionati. Tra loro, quattro recidivi per reati analoghi.
IL COMMENTO
Siri quasi Papa e le “frecce” di Fortebraccio. Il conclave non parla come la politica
Il Vangelo di Matteo 25 e l’eredità di Papa Francesco