cronaca

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I comuni più cementificati d'Italia sono Napoli (62,1%), Milano (61,7%), Torino (54,8%), Pescara (53,4%), Monza (48,6%), Bergamo (46,4) e Brescia (44,5). E' quanto emerge dal nuovo rapporto sul consumo di suolo dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).

A livello regionale - spiega il report dell'Ispra - mantengono "il primato nazionale" della copertura artificiale la Lombardia e il Veneto con oltre il 10%; mentre Emilia-Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia si collocano tutte tra l'8 e il 10%.

Ed ora è anche disponibile un'applicazione per segnalare nuove perdite di terreno. I ricercatori dell'Ispra hanno infatti messo a punto un programma per individuare nuove zone consumate.
Grazie ad uno smarthphone basta inserire coordinate e foto per vederle on-line sulla mappa dell'Istituto.

Anche nel 2012 non si ferma il consumo di suolo, tanto che negli ultimi tre anni l'Italia ha perso altri 720 km quadrati, un'area grande quanto la somma dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo. A dirlo il nuovo rapporto sul consumo di suolo dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), presentato alla Camera, da cui emerge che il 7,3% del nostro territorio è "ormai perso irreversibilmente". Si è passati da poco più di 21.000 kmq 'divorati' nel 2009 a quasi 22.000 nel 2012.


La velocità con cui l'Italia 'mangia' suolo "non rallenta e continua a procedere al ritmo di 8 metri quadrati al secondo". Per il report dell'Ispra però "non è solo colpa dell'edilizia. In Italia si consuma suolo anche per costruire infrastrutture che insieme agli edifici ricoprono quasi l'80% del territorio artificale": strade asfaltate e ferrovie arrivano al 28%, strade sterrate e infrastrutture di trasporto secondarie al 19%, edifici al 30%, parcheggi, piazzali e aree di cantiere al 14%.

Inoltre l'Ispra parla anche di "forti impatti sui cambiamenti climatici: la cementificazione galoppante ha comportato dal 2009 al 2012 l'immissione in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2 per un costo complessivo stimato intorno ai 130 milioni di euro". Effetti di questa trasformazione si hanno - spiega il report - anche "sull'acqua e sulla capacità di produzione agricola". Tra il 2009 e il 2012 a causa dell'impermeabilizzazione abbiamo perso "una capacità di ritenzione pari a 270 milioni di tonnellate d'acqua che, non potendo infiltrarsi nel terreno, deve essere gestita". In base ad uno studio del Central Europe Programme "il costo della gestione dell'acqua non infiltrata in Italia dal 2009 al 2012 è stato stimato intorno ai 500 milioni di euro". Ed ancora sono "forti gli impatti anche sull'agricoltura" per cui "sull'alimentazione".