politica

2 minuti e 30 secondi di lettura
Un sostegno “convinto al premier Letta e al governo durante l’iter parlamentare della manovra”.  Un documento sottoscritto da undici senatori di Scelta Civica che ha portato alla clamorosa decisione di Mario Monti che ha annunciato il suo addio al movimento.  "Non posso non intendere la dichiarazione degli ‘undici più uno’ senatori come una mozione di sfiducia nei miei confronti. Ne prendo atto. Rassegno le dimissioni da presidente di Scelta Civica", ha detto l'ex premier.

Il documento che ha sancito la spaccatura all'interno del partito, infatti, era stato sottoscritto da undici senatori su venti (Albertini, Casini, De Poli, Di Biagio, Di Maggio, D'Onghia, Marino, Merloni, Olivero, Romano, Rossi) ma bisogna contare che sono almeno 12 se si comprende il ministro Mario Mauro, che per ovvie ragioni istituzionali e di opportunità non ha potuto farlo, essendo titolare del ministero della Difesa.

Sulla scia dei ripetuti strappi compiuti dal parlamentare ligure del gruppo Maurizio Rossi, dunque  la maggioranza della delegazione che siede a Palazzo Madama ha preso una direzione completamente opposta a quella di Monti.


La legge di stabilità predisposta dal Governo – si legge nel documento - è un primo passo nella giusta direzione. Ce ne aspettiamo altri, coraggiosi e ambiziosi, nelle settimane e nei mesi prossimi, per avviare un pacchetto di riforme che liberino maggiori risorse da collocare sul sostegno alle imprese e al lavoro. Abbiamo apprezzato il lavoro svolto dai ministri Mauro, D'Alia, Moavero Milanesi e Cancellieri, che hanno assicurato un apporto qualificato e coerente con le nostre proposte".

E alla luce di queste valutazioni ecco il passaggio più significativo, che è anche quello conclusivo: “Daremo il massimo contributo per migliorarne l'efficacia, dando il convinto sostegno al premier Letta e al Governo durante l'iter parlamentare della manovra, di fronte ai tanti distinguo e al prevalere in molti dell'opportunismo per giochi interni alle forze politiche".

Affermazione, quest’ultima, intinta nel vetriolo e in tutta evidenza indirizzata a chi, anche in Scelta Civica, aveva l'accarezzato l’ipotesi di staccare la spina all’esecutivo. Non casualmente, del resto, Casini, Rossi e gli altri avrebbero chiesto una riunione d’urgenza del gruppo parlamentare al Senato, con l’evidente intento di aggiornare la linea politica del partito ma, soprattutto, di operare più concretamente nel solco della nascita di un nuovo soggetto.

Se questo preluda anche a un possibile cambio del presidente del gruppo, Gianluca Susta, anche se questo argomento non sembra per ora all’ordine del giorno. Piuttosto, è prevalente – secondo i dodici, perché in questo caso il ministro Mauro può essere conteggiato a pieno titolo – l’obiettivo di intensificare il flirt con quella componente di senatori Pdl (sarebbero fra 20 e 25) la cui potenziale uscita dal partito da una parte metterebbe in sicurezza il governo al Senato (dove i numeri sono più risicati) e, dall’altra, costituirebbe il primo nucleo di un nuovo soggetto politico.