Non saranno certo quelli i numeri in grado di ribaltare l’andamento turistico della Liguria.
Ma la piccola storia del trenino di Casella, gioiello dell’entroterra genovese, regala il segnale di quanta comunicazione intercorra tra i livelli che governano il territorio con il compito di valorizzare il patrimonio. Poco, anzi niente.
A Primocanale intervengono in successione il presidente del Parco dell’Antola e l’assessore al turismo di Casella che denunciano: “Lo stop del trenino, per lavori di manutenzione previsti nel periodo agostano già a inizio estate, causa un grave contraccolpo all’economia locale. E, per di più, sta costringendo le amministrazioni locali a organizzare servizi navetta su gomma per portare turisti da Genova alle manifestazioni valligiane di maggior richiamo”.
Trascorrono pochi minuti e i responsabili Amt che gestisce il servizio replicano: “Falsità, il trenino funziona. I lavori di manutenzione sono stati spostati a ottobre”. I motivi sono dettati da esigenze tecniche, non certo da sensibilità turistiche. Ovvio.
Ma come è possibile? E’ la Liguria, signori.
“La comunicazione è stata diffusa dall’assessore Vesco” replicano i vertici della Ferrovia di Casella. “Non abbiamo ricevuto nulla” replicano dall’entroterra quelli che da settimane si sbattano per portare recuperare turisti, potenzialmente, lasciati a piedi del trenino.
Sintesi: il treno c’è, almeno fino a ottobre. Ma nessuno se ne accorge. Segno di quanto valga quella miniera che gli svizzeri renderebbero oro e a Genova è soltanto un peso.
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Quelli che hanno perso il treno
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