Cronaca

2 minuti e 44 secondi di lettura
 Riccardo Garrone era per tutti Duccio. Il signore ombroso, con il sigaro in bocca, lo sguardo profondo. Un genovese anomalo perché amava rischiare, aveva innato il rischio dell'imprenditore che non si tira indietro, che riflette, analizza, calcola ma,se può, ci prova. Nel petrolio come nella cultura, nella scienza come nella solidarietà.

Aveva passioni e ci metteva passione. Accidenti se era un genovese "antico"!
Ci prova con Viva Genova. Chiama tutti a raccolta, sferza i suoi colleghi imprenditori addormentati sui Bot e i politici sdraiati sui voti. Un progetto rivoluzionario, audace. Troppo.
Immagina una Disneyland sul mare del Ponente, un parco ludico e scientifico sul mare. Lo boicottano sostenendo che pensava una "città di camerieri".
Eurodisney lo faranno alle porte di Parigi.

Duccio si arrabbia, accusa,non teme di far saltare gli equilibri tra le famiglie oligarchiche della città.
Si schiera. Va avanti.
Ricordate la viglia dell'inaugurazione del Carlo Felice ricostruito?
Mi raccontava così.

"Era il 7 ottobre, giornata piovosa. A Genova si svolgeva in porto una grande manifestazione con le navi scuola e a palazzo Doria Panfili un ricevimento. Incontrai l'assessore alla Cultura, Silvio Ferrari e con lui, per passare il tempo, mi misi a parlare di danza: gli raccontai che stavo per sponsorizzare un'accademia in una magnifica villa vicino a Brescia. Mi disse Ferrari. Ma come, lei va fuori a distribuire finanziamenti e qui a Genova abbiamo enormi problemi  per far partire il Carlo Felice. Non ne sapevo nulla o quasi finché nacque l'idea di intervenire a favore del teatro dell'Opera. Diamo undici miliardi e 400 milioni , cioè l'esatto valore del deficit dell'ente lirico al 30 dicembre 1990. Realizziamo il ripianamento".
Chiedeva in cambio che fosse aperta una scuola di ballo. mai esaudito.

Perché un industriale fa il mecenate?
"Si deve dare una mano alla città Io soffro molto perché a Genova ci sono ancora salotti  in cui qualcuno si arrovella per scoprire quali contropartite di ritorno  ho avuto. E soffro perché questi signori potrebbero avere un ruolo diverso in città. Sono ultrasessantenni e io spero nelle nuove generazioni".
E' stato uno dei primi grandi industriali italiani a passare la mano ai figli e ai nipoti con una perfetta successione anticipata, assegnando a ciascuno a seconda delle sue peculiarità ruoli e responsabilità.

Passioni e passione.
Nell'ottobre del 2010 mi propose di seguirlo insieme alle telecamere di Primocanale nella tenuta di Grondona a scovare caprioli e cervi. Una giornata incredibile a scrutare con il binocolo gli animali in libertà. Raccontava la caccia come arte, come filosofia. 
Passione. Anche quando con la sua fondazione ha dato prospettive nuove, a tanti bambini in difficoltà sociale o quando a scelto la storia raccontata in maniera moderna dai protagonisti del palcoscenico di studiosi mondiale per collaborare con Palazzo Ducale.

Infine la sua Sampdoria, intesa come squadra ma soprattutto come famiglia sportiva, con le regole di una famiglia: rispetto reciproco.

Addio dottor Garrone. Le sue passioni e la sua passione ci mancheranno. Mancheranno a  Genova e mancheranno davvero ai genovesi. 
Buon scopone, lassù, da dove potrà osservare, magari senza binocolo, distese di prati e boschi, piene di caprioli e cervi in libertà.