Politica

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"Non ci sono né tesoretti né aziende da mettere sul mercato per abbassare l'Imu. Bisogna essere chiari e seri. Noi dobbiamo assicurare servizi essenziali e queste ipotesi di svendite, delle farmacie per esempio, sono semmai risorse per investimenti o riduzione del debito non per le spese correnti". In una lunga intervista a tutto campo rilasciata al direttore di Primocanale, Mario Paternostro, Marco Doria sgombra il campo da illazioni su ipotetiche riduzioni della seconda rata dell' Imu che sono circolate in queste ore.

"Guardi l'unica operazione potrebbe essere la vendita dell'ex Nira alla Fiera. Ma da oggi all'autunno dobbiamo stare molto accorti. Potrebbero esserci sempre sorprese sia positive che negative. Per esempio dobbiamo pensare ad Amt, al Carlo Felice, alla Fiera Internazionale e il Comune si deve cautelare con molte risorse. Certo noi a settembre rivedremo i conti e decideremo che cosa fare".
Doria è molto concreto e sta con i piedi per terra. Di fronte a sé e alla sua giunta ha mesi spaventosi: il bilancio "va approvato entro il 30 giugno in ogni caso", l'Amt "Non taglieremo il servizio. Certo il Comune ha fatto tanto, ma la Regione ha ricevuto dal governo fondi tagliati brutalmente".

"Dobbiamo prepararci ai mesi autunnali e invernali. Oggi abbiamo deciso che si partirà con la demolizione del palazzo-diga di via Giotto subito dopo l'estate".
Tocca anche i temi del nervosismo nella maggioranza e del rischio che l'Idv se ne vada.
"Certo che sono preoccupato, ma tutto quello che stiamo facendo era nel mio programma."
Lei corre il rischio di avere solo un voto in più per reggere, se ne rende conto?
"Eccome. Dico a tutti: valutate la situazione. C'è il rischio di fare andare alla deriva il Comune".

E i rapporti col Pd? "Tutti i rapporti sono civili e positivi. Ma sia chiaro: non accetto battute di dilettantismo della nostra manovra, né di essere degli improvvisatori".
In conclusione che cosa chiede il sindaco ai genovesi?
"Che si mugugni meno e si ritrovi un senso di orgoglio e soprattutto la vera dote dei genovesi: la capacità di fare".