Tac, risonanze magnetiche o mammografie sono sempre più spesso effettuate in strutture private. Un italiano su cinque - secondo un'indagine del Censis - negli ultimi sei anni ha pagato di tasca propria per eseguire accertamenti diagnostici. La ragione? Nelle strutture pubbliche le liste d'attesa sono troppo lunghe. "I tempi d'attesa non sono diminuiti — sottolinea Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva - gli assistiti continuano a segnalare liste "chiuse", con la conseguente impossibilità di prenotare; pagando, invece, ottengono la stessa prestazione in tempi adeguati.
Grandi speranze erano state riposte nel Piano nazionale di governo delle liste di attesa 2010-2012 (varato nel novembre del 2010) che stabilisce - tra le altre cose - tempi massimi d'attesa, i codici di "priorità temporale" e corsie preferenziali per chi ha malattie oncologiche e cardiovascolari; inoltre in caso di mancato rispetto del Piano per contenere le attese, alle Regioni inadempienti possono essere sospesi i finanziamenti integrativi, nell'ambito del riparto del Fondo sanitario nazionale.
I risultati sperati non sono arrivati e gli esperti del Ministero della Salute, dell'Agenas (Agenzia servizi sanitari regionali) e delle Regioni sono già al lavoro per stilare il nuovo Piano nazionale di contenimento delle attese per il prossimo triennio.
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