Il nuovo sindaco di Genova non aveva altra strada: 780 milioni di costi inderogabili, più cento milioni di costi obbligati per tenere in piedi la città. In caso contrario a Doria non sarebbe restato che portare le chiavi di palazzo Tursi in tribunale e dichiarare la cessata attività del Municipio.
La conferenza stampa di illustrazione del bilancio ha avuto momenti drammatici quando il sindaco ha detto con estrema chiarezza che senza l’aumento dell’Imu sia della prima casa sia il massacro sulle seconde case il Comune di Genova non avrebbe più avuto ragione di esistere.
Obbligata, a questo punto la scelta politica che Doria ha fatto e che ha fatto con serietà: pagare i servizi sociali e la scuola. Scelta politica di civiltà e di equità. Garantire la sopravvivenza agli anziani, garantire mense e refezioni scolastiche, garantire alla fascia debole la sopravvivenza.
Addio sciocchezze, addio taxi per gli assessori e notti bianche. Pochi soldi ma simbolici risparmi.
E noi aggiungiamo: addio finanziamenti a pioggia a enti, associazioni, combriccole, società che non abbiano una vera mission sociale. Addio contributi senza necessità di motivare come i soldi verranno spesi.
Bilancio d’emergenza è. E sia emergenza, come in guerra. Non è più tempo di lazzi e trastulli anche se democratici, di sovvenzioni amichevoli all’uno e all’altro, di feste campestri o peggio di baracconi da tenere in piedi “perché si deve”.
No, l’emergenza che c’è, e bene il sindaco ha fatto a illustrarla seriamente, c’è per tutti, non solo per chi è proprietario di casa, probabilmente acquistata con pesanti sacrifici, ma anche per chi gode di qualche privilegio di categoria. Ce n’è per tutti, sia chiaro. Il sindaco non potrà derogare per nessun motivo, né culturale né politico.
Via clientele grandi e piccole, via consulenze grandi e piccole.
Un giorno a chi gli chiedeva “come mai lei non sorride mai?”, Marco Doria ha risposto: “Perché? C’è qualcosa da ridere?”.
Aveva davvero ragione e forse non lo avevamo capito bene. Non c’è proprio niente da ridere.
Politica
Doria ha ragione: c'è poco da ridere
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