Il sindaco di Genova Marco Doria ha ripetuto più volte e in differenti occasioni una sua linea per la formazione della giunta comunale: abbandonare radicalmente ogni possibile aggancio con il passato. Giustissima linea se davvero il leitmotiv di questo nuovo governo della città dovrà essere la novità: nuove scelte, nuovi obbiettivi, nuove idee per una città diversa e, quindi, nuovi uomini e donne.
La mia personale preoccupazione è che questo eccellente proposito possa essere inquinato. Sento svolazzare nell'aria vecchi, vecchissimi nomi dell'oligarchia genovese che si propongono e ripropongono, avanzando nobili intenti, e nobilissime proposte. Professionsti di gran rango ma che, nello tsunami del nuovo dovrebbero avere almeno il buon gusto di starsene zitti.
In questa città, però, dietro le iniziative di certi "piccoli poteri forti", si celano spesso "grandi interessi fortissimi". Oppure solo l'ansia di esserci ad ogni costo. Con questo stile, per esempio in politica, i giovani sono stati stoppati dai vecchi e spesso cattivi consiglieri. Un partito tenta il rinnovamento ma nella stanza dietro c'è il vecchietto pronto a frenare o indirizzare diversamente.
Ecco allora che talune iniziative, proposte, sollecitazioni, suggerimenti mi provocano lievi sussulti e mi fanno dire: "Toh guarda chi si rivede".
Ecco il rischio. Che il nuovo che avanza sia spintonato qua e là con quella abilità tutta genovese, dal vecchio che non molla. Ma forse anche io, vecchio che non molla, appartengo alla categoria dei genovesi che pensano sempre male.
Politica
Il nuovo che avanza e il vecchio che non molla
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