Sport

1 minuto e 50 secondi di lettura
Luigi Ferraris, uno stadio all'avanguardia.

Almeno sotto il profilo della sicurezza sanitaria degli atleti ma anche degli spettatori. Secondo solo al "Meazza" di San Siro. E' quanto emerge dall'inchiesta che abbiamo condotto, all'indomani della morte di Piermario Morosini all' Adriatico di Pescara, dove al di là della fatalità sono emerse incredibili inadeguatezze nei soccorsi prestati allo sfortunato calciatore del Livorno, tra l'altro tifoso della Sampdoria, malgrado le origine bergamasche e le diverse squadre nelle quali aveva militato.

A Genova, quando giocano i blucerchiati, ma anche il Genoa, in campo vi è anzitutto un medico rianimatore con monitor defibrillatore; inoltre, in tribuna e negli altri settori dell'impianto, sono presenti medici specializzati dotati del cosiddetto Dae, ovvero defibrillatore semiautomatico, da utilizzare nell'immediato. Il numero delle ambulanze disponibili varia da undici a tredici, a seconda del numero degli spettatori previsti. L'ingresso delle stesse dovrebbe avvenire dai varchi dello stadio, liberati proprio per questa evenienza. In ogni caso, la distanza tra il terreno di gioco o gli spalti e il piazzale antistante il Ferraris dove i mezzi di soccorso vengono parcheggiati è limitata e percorribile velocemente anche dalle barelle.

Per la sicurezza allo stadio la Sampdoria si avvale della collaborazione del primario del pronto soccorso dell'ospedale Galliera, il Genoa stipula accordi annuali con l'Anpas, l'Associazione nazionale delle pubbliche assistenze. Le società genovesi sono all'avanguardia anche per quanto riguarda i controlli ai quali vengono sottoposti i giocatori. Oltre alle visite obbligatorie per il rilascio dell'idoneità alla pratica dell'attività sportiva agonistica, la Sampdoria per esempio sottopone a test del sangue i suoi atleti ogni tre settimane circa e questo consente di rilevare eventuali anomalie.

Alcuni casi, anche recenti, testimoniano l'efficienza di Samp e Genoa. Il blucerchiato Kristcic è stato salvato in extremis dalla solerzia del dottor Amedeo Baldari mentre la scorsa estate il club rossoblu aveva rispedito al mittente perché giudicato non idoneo l'olandese Evander Sno. Per non parlare di quando l'allora medico del Genoa, Mauro Casaleggio, bloccò il tesseramento di Giacomo Modica. Insomma, talvolta la prevenzione non basta a salvare una vita, ma a Genova almeno si fa il possibile. Ed è già molto, se rivediamo mentalmente le immagini choc di Pescara.