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Per la Sampdoria il derby di sabato è diventato, strada facendo, una questione di sopravvivenza. Marco Lanna, il 10 febbraio scorso, per la prima volta nei nostri studi di Liguria in A da presidente, aveva fissato nel 30 aprile la dead line tra il presente ed il futuro della Samp: “Se entro quella data non ci sarà stato il cambio di proprietà, dovremo cominciare a programmare un’altra stagione, la prossima, sempre in regime di gestione provvisoria. L’ideale, in quel momento, sarebbe conoscere già la categoria di appartenenza nel 2022-2023”.


La situazione della mancata vendita della società si è puntualmente verificata. Non per cattiva volontà da parte di Lanna, ovviamente, ma perché l’operazione viene portata avanti (?) in quasi totale autonomia dal trustee Gianluca Vidal, uomo di Ferrero, che negli scorsi mesi non ha mai preso in considerazione, per il raggiungimento dell’obiettivo, di affidarsi anche ad un advisor che conoscesse i mercati internazionali potenzialmente interessati ad un club calcistico in difficoltà economiche ma pur sempre appetibile, per storia, fascino e qualità, come la Sampdoria.


Anzi Vidal, nelle occasioni in cui è stato chiamato in causa anche da Primocanale per ottenere chiarimenti sull’andamento delle presunte trattative, si è riparato dietro alle clausole di riservatezza e persino al conflitto russo-ucraino, che ne avrebbe rallentato il buon esito. Il tutto mentre il Fondo 777, proprietario del Genoa, rastrellava società in giro per il mondo (Vasco de Gama, Standrad Liegi, Stella Rossa di Parigi) ed il Milan, proprio in queste ore, si accinge ad essere ceduto dal Fondo Elliot ad Investcorp.


D’altronde sino a quando i concordati delle società indebitate di Ferrero non saranno omologati e non scatteranno contestualmente i 30 mesi entro i quali dovranno essere onorati, o vendendo la Sampdoria o gli immobili, non scatterà nemmeno l’obbligo di arrivare ad una conclusione delle trattative. Dunque, la strategia del rinvio, che ha sempre funzionato a casa Ferrero, ha potuto proseguire senza intoppi per il padre della proprietaria del club blucerchiato e per il suo sodale custode del trust Rosan nell’isola di Jersey.


Così si è giunti al 30 aprile – la data fissata da Lanna – con la Sampdoria ancora invenduta (e nel frattempo pure peggiorata nei conti) ed in più l’inatteso spettro della retrocessione, avendo la squadra progressivamente eroso il tesoretto di punti accumulato nel girone d’andata. Il cambio D’Aversa-Giampaolo in panchina non ha prodotto i risultati sperati e la svolta, anche per effetto dell’infortunio di Gabbiadini (uomo derby all’andata ed in alcuni precedenti) e la prolungata assenza di Damsgaard.


Ormai, però, è inutile recriminare. Mantenere la categoria rappresenta un traguardo perentorio ed obbligato, per non aggiungere sale non soltanto alle ferite dei tifosi – già logorati da sette anni di gestione Ferrero - ma anche alle sanguinanti casse della società. Che, va detto, nel bilancio 2021 ha messo in preventivo la retrocessione, anticipando che il paracadute sarebbe di 25 milioni, consapevole tuttavia che sarebbero molti di meno rispetto a quelli introitati in serie A con i diritti tv (di cui peraltro la Sampdoria ha già goduto dell’anticipazione di quelli 2022-2023).


Ecco perché la vittoria nella stracittadina – non certo facile sul piano tecnico, considerata l’involuzione della formazione di Giampaolo, erosa anche da tensioni interne come testimoniato dal plateale episodio Quagliarella-Yoshida – risulta l’unica àncora di salvataggio ravvisabile in questa fase storica ed in previsione di un calendario non proibitivo ma sulla carta complicato (Lazio, Fiorentina ed Inter). Tre punti con il Genoa per salvare il campionato e prolungare la vita della società in assenza di iniezioni di capitale a breve termine, salvo l’intervento di un deus ex machina. Di fronte, un avversario famelico, disperato in classifica anche più della Samp. Ecco perché l’unica cosa che nessuno potrà mai accettare sarà una resa senza lottare sino all’ultima goccia di sudore. Questione di orgoglio, dignità e, appunto, soprattutto sopravvivenza della nostra cara, amata Sampdoria.

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